UNA STORIA QUASI PIRANDELLIANA
Come ci si diverte a leggere questo giallo ambientato in Sicilia e tutto siciliano fino al midollo!
Ninni Petralia, maresciallo dei Carabinieri in un paesino della Sicilia centrale, dal clima rigido dove Petralia ci si trova a meraviglia perchè, pur essendo nato a Mazara del Vallo, ama il freddo più del caldo.
A Ninni Petralia il freddo non dispiaceva. Cosa assai strana per un picciotto nato e cresciuto dalle parti di Mazara del Vallo, in mezzo a pescatori, africani e folate di scirocco di quelle vere, ancora cariche di calura desertica.
Siamo nel 1978 agli inizi di febbraio. In 3 chiese di Acquamara vengono rinvenute delle cose a dir poco pazzesche per il luogo in cui sono: una fotografia di una donna nuda, delle manette e una bambola gonfiabile!
Ritrovamenti che dai sacristi delle rispettive chiese vengono attribuiti ai colleghi delle altre chiese, perpetrando gli atteggiamenti e i dispetti che gli stessi, acerrimi nemici, non sono nuovi a farsi.
Ma qualcosa non convince il fine fiuto del maresciallo Petralia: qui c’è qualcosa di più, qui non si tratta solo di una babbiata… Petralia è supportato dal simpatico amico pretore che non lo lascia mai nemmeno durante una brutta influenza.
E poi c’è Delia, la segretaria del pretore per cui Petralia prova qualcosa in più di una semplice amicizia e che consegna una nota di romanticismo alla storia.
Tra equivoci, battute, siparietti ironici verrà alla luce una storia non proprio edificante e che nessuno poteva immaginare soprattutto per il suo epilogo.
Il romanzo è ben scritto e molto snello, con un ritmo fluido e infarcito da espressioni siciliane che sono piacevoli e simpatiche da leggere anche per chi siciliano non è.
Si ritrova tutta la Sicilia in Rosso Candido soprattutto la Sicilia meno nota, meno commerciale e, pertanto, meno conosciuta dalla gente.
Un piccolo paese in cui i parrini e i Carabinieri rappresentano ancora un’autorità a cui ci si riferisce in caso di bisogno.
Un paese in cui i pettegolezzi la fanno da padrone ma l’abilità di Petralia è proprio quella di stare in mezzo alla gente e captare ogni piccolo suggerimento che apparentemente può sembrare inutile ma, metabolizzato e poi elaborato a dovere, può diventare un prezioso apporto per l’indagine
E’ inevitabile il paragone con il noto Montalbano e come Camilleri anche Pietro Esposto con Rosso Candido elargisce un generoso tributo alla sua terra e si pecepisce il suo attaccamento alla terra d’origine.
Il maresciallo Petralia è senza ombra di dubbio il punto di forza di questa storia: è un uomo vero, verace, di una schiettezza e sincerità a cui non ci si può non affezionare.
Il romanzo si legge con il sorriso sulle labbra già dalle prime pagine e l’autore riesce a rendere leggera la storia nonostante tratti di temi come prostituzione e violenza.
TRAMA
“Rosso candido” è un romanzo ambientato nel 1978 in un paesino della Sicilia interna. Il protagonista è un maresciallo dei carabinieri, Ninni Petralia, il quale pur essendo originario di Mazara del Vallo ama il freddo come un vero nordico. Per questo ha scelto il comando in un paese di mezza montagna, Acquamara, dove a inizio febbraio si verificano tre bizzarri ritrovamenti in altrettante chiese: una fotografia erotica attaccata alla coscia di un santo, delle manette sadomaso penzolanti sopra un altare e una bambola gonfiabile appesa al batacchio di una campana. Singolari scoperte che i sacristi delle due parrocchie principali, acerrimi nemici, considerano un’offesa reciproca. Non la pensa così Petralia, il quale è convinto che si tratti, invece, di una minchiata, al limite di una ragazzata. Ma anche lui dovrà ricredersi. In un carosello di equivoci e farse, aiutato dal suo amico pretore e dal fedele appuntato, riuscirà a far luce su una brutta storia di violenza e prostituzione.
Rosso candido
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