IL MONDO E’ IN BILICO E L’UMANITA’ E’ DISTRATTA

Mamma mia! Dopo le prime 51 pagine ho la tachicardia, un principio di crisi claustrofobica e penso “Sarà tutto così?” MAGARI, mi rispondo.

Eh sì, questo thriller di azione e pensiero trascina a 80 metri sotto terra, molto più in basso dei binari della metropolitana di Stoccolma, mentre un uomo (quello che porta sempre con sé la valigetta per gli attacchi nucleari del Presidente degli Stati Uniti) corre, corre, corre.

Non sappiamo dove i suoi passi lo porteranno davvero, di lui intuiamo il disagio di essere l’ago della bilancia nucleare, il desiderio compulsivo di staccarsi traumaticamente dai suoi doveri, la lotta che sostiene per un mondo demilitarizzato. E quando torna in superficie, visita luoghi in rovina come la sua anima.

Socchiudemmo  gli occhi per difenderci dalla luce e vedemmo una fila di uffici semidemoliti su entrambi i lati del corridoio. Le stanze erano tutte in rovina, rimanevano solo gli elementi di base, l’intonaco si era staccato dal soffitto, le pareti erano state abbattute a colpi di mazza. Sixten si muoveva con cognizione di causa, facendosi strada lungo il corridoio e si voltò sorridendo quando arrivammo ad una specie di pozzo di luce che aveva almeno cinque metri di spazio fino al soffitto.

In realtà questo libro è una sorta di “escape room” dove la stanza da cui fuggire è l’essere umano; il buio soffocante che permea tutto il racconto – sia nei meandri sotterranei che all’aria aperta – è una metafora dell’oscurità interiore dell’umanità che non sa cosa sta vivendo e perché.

L’oscurità è, ovviamente, anche nell’intimo di Erasmus, il nostro eroe: non ci sono sentimenti dentro di lui, solo sospetti e istinto di sopravvivenza e questa non è certo una lettura semplice perché crea l’ansia del dubbio costante su cosa stiamo effettivamente leggendo – una spy story, un thriller, un pamphlet antimilitarista?- ma certamente è un libro ipnotico che ci obbliga a pensare alla realtà del nostro vivere, mettendo davvero i brividi.

Sicuramente, il taglio di un centinaio di pagine avrebbe giovato alla lettura perché la tensione continua e l’attesa che accada qualcosa di inesplicabile non può protrarsi a lungo senza causare assuefazione (e qui mi ricollego al MAGARI iniziale, speranza non del tutto compiuta). Però è davvero una lettura originale ed intrigante, anche se spersonalizzata e fredda come spesso accade con gli scrittori nordici.

Ma tanto ci pensa il fungo atomico a tenerci ben caldi!

Traduzione: Alessia Ferrari

Se volete ascoltare l’incipit letto da Barbara: