LUPI FEROCI E BOSCHI OSCURI
Thriller agile, adrenalinico, ambientato tra Bologna e le colline degli Appennini, in un bosco dei quali si scopre il corpo mutilato di una giovane donna.
Le condizioni in cui viene trovato il cadavere riportano alla mente del commissario Jo Penna un vecchio caso avvenuto a Cortina d’Ampezzo anni prima e risolto brillantemente. Ma siccome l’assassino si è suicidato in carcere, bisogna scoprire chi lo sta imitando.
Ecco, sebbene la trama non sia delle più originali, la storia prende subito il lettore grazie alla scrittura spumeggiante che, soprattutto nei dialoghi, rende molto credibili e spiritosi gli scambi di battute tra Jo Penna e i colleghi. Se l’autrice avesse mantenuto lo stesso swing nelle parti descrittive (un po’ troppo curate, con la scelta del termine giusto percepibile a pelle) sarebbe stato perfetto.
“Pensa che ci sia sotto anche dell’altro?” Penna lanciò un’occhiata al suo vice ispettore. “Alludi alla droga?” chiese. “O con uno come te farei meglio a dire all’assunzione di talune sostanze stupefacenti?”. “Droga va bene, signore.” “Bravo ragazzo! Non bisogna mai temere di chiamare le cose col loro nome. Cercare di indorare la pillola in certi casi è assurdo.” “Sono d’accordo.” “E’ come per gli spazzini.” “Come per chi, signore?” Il poliziotto sospirò e dopo essersi grattato la testa: “Per gli spazzini” ripeté. “Adesso li chiamano operatori ecologici come se il mestiere che fanno fosse diverso. Non sono le parole ad essere offensive o inadeguate, mio caro Serpico. Ad esserlo è solo la gente quando le usa in contesti sbagliati.”
Questo è un racconto che si legge velocemente e con partecipazione, i protagonisti sono simpatici e aspettiamo con curiosità la prossima prova di Irene Rossi, insegnante alla quale penso convenga obbedire quando entra in classe.
Se non ci credete, leggetela e poi tirate le vostre conclusioni.
Qui potete ascoltare l’incipit letto da Barbara:
Qualcuno, dal passato
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