L’ORA BLU DI PENELOPE POIROT TRA ASSASSINI E FATE
Non so voi, ma noi l’abbiamo attesa con ansia la terza avventura di Penelope Poirot e la sua assistente Velma Hamilton e finalmente è arrivata. E’ arrivata e come ci aspettavamo ci ha piacevolmente sconvolti e travolti. Sconvolti perché Becky Sharp mantiene i canoni “gialli” dando molto più risalto alla narrativa che all’indagine travolgendoci in un turbinio di personaggi e profili psicologici molto approfondito.
Le protagoniste, come nei precedenti, sono loro la “poliedrica” Penelope Poirot (che dopo esser stata critica enogastronomica, scrittrice affermata, ora è creatrice di aforismi) e la sua assistente Velma. Ma in questo romanzo la scrittrice ci regala un nuovo aspetto di Velma, ci regala una sua nuova luce. Innanzitutto perché la trama del 3° capitolo è fondata sul passato dell’assistente “inglese” (come la chiamano gli abitanti di Corterossa) e poi perchè è nel passato di Velma che ci sono le risposte del suo futuro. Penelope invece, dal canto suo, viene dipinta come ce la ricordavano nei romanzi precedenti, ironica, superiore e critica. Ma in questo capitolo anche la protagonista sembra lasciar un po’ la scena a Velma e al suo passato, mantenendo il suo tipico smalto borioso della discedenza Poirot.
Protagoniste a parte, i co-protagonisti, sempre ben disegnati dalla scrittrice, puntano il faro sulla vera star di questo romanzo Edelweiss Gastaldi, un’accademica ricca e potente che tiene sotto scacco l’intera popolazione di Corterossa. Edelweiss per noi è il personaggio nuovo più riuscito, quello che veramente riesce a tenere testa a Penelope, un’eroina ed un’anti-eroina uguali. Una sfida tra due pesi massimi (in tutti i sensi).
L’ambientazione è il cuscino di Becky Sharp, la scrittrice restringe il campo ad una villa, un paesino per evitare di perdere il lettore ma anche evitare di scivolare fuori dalla narrazione per doversi soffermare sui contorni. I colori sono i veri protagonisti dell’ambientazione di Becky Sharp e di colori ce ne sono tanti, anche tra le cesellate parole.
E parlando di parole non si può citare la scrittura di Becky Sharp che raggiunge veramente dei livelli di ricercatezza e musicalità da sollevarla dal genere, inserendola a pieno titolo nella narrativa. Senza panegirici inutili, è scritto benissimo e ci sono molte cose da imparare da una scrittrice così. La scrittura ricercata ti obbliga, o meglio t’invoglia, ad una lettura lenta e attenta, non è un romanzo mordi e fuggi o che devi leggere per scoprire chi è l’assassino. Lo devi leggere per farti portare dalle parole fino alla fine, e per noi è stato un viaggio stupendo. Una parola che è suspense nella scrittura, nei dialoghi e nei pensieri.
Seduta sulla panca che correva lungo il bovindo, Penelope Poirot sfogliava le bozze del suo ultimo articolo. Un fascio di luce naturale tagliava il suo ardito chignon allargandosi come un occhio di bue al centro della stanza. Velma Hamilton ringraziò la pace di quell’istante e si perse a osservare i crepuscoli di polvere che si trastullavano nel raggio solare. Così pigramente assorta colse troppo tardi lo scatto con cui Penelope Poirot balzava in piedi spalancando la finestra.
Come nel precedente romanzo anche questo è caratterizzato da protagonisti esterni agli uomini, qui sono due: le fate (Morgana e Melusina) e l’ora blu, quel momento della giornata dove la luce cede il passo alla notte e dove tempo non c’è. Ma il tempo bisogna trovarlo per gustarsi quest’opera di Becky Sharp, voci di corridoio angusti narrano che sia l’ultima, ma noi speriamo il contrario.
Eccovi i link per leggere le recensioni dei precedenti romanzi:
Penelope Poirot fa la cosa giusta
Penelope Poirot e il male inglese
Editore: Marcos y Marcos
Anno: 2018