Penelope Poirot fa la cosa giusta

Penelope Poirot fa la cosa giusta

“Hamilton, si vede che lei è vissuta nella bambagia: non conosce il mondo, non conosce l’ulcera, non sa cos’è lo stress”. Seduta alla toilette della sua suite, tra broccati rosa antico e mobili tardo Ottocento, Penelope si aggiustava l’ardito chignon e mi studiava dallo specchio. Dietro le lenti, i miei occhi restarono inespressivi. Non sono un’ipocrita, ma quando l’ipocrisia diventa questione di sopravvivenza, due lenti da miope possono rivelarsi una risorsa preziosa.

Il peso del titolo. Appena ho letto il titolo “Penelope Poirot fa la cosa giusta”, non ho potuto evitare di pensare subito al grande Hercule Poirot di Agatha Christie. Alza molto l’asticella delle aspettative l’autrice e l’atteggiamento scettico all’inizio della lettura, è un po’ prevedibile per uno come me che adora i classici di inizio secolo e sopratutto Agatha Christie.

Ma Becky Sharp non fa solo l’occhiolino alla grande scrittrice utilizzando il cognome di uno dei suoi personaggi. Becky Sharp fa di più e lo fa con stile. Chi ha conosciuto l’edizione dei libri di Agatha Christie pubblicati da Mondadori ricorderá come in quell’edizione si usava inserire all’inizio del libro, l’elenco dei personaggi che poi avremmo incontrato nelle pagine del romanzo. Ed ecco che Becky Sharp fa lo stesso. La protagonista, Penelope Poirot, discendente del grande Poirot, ha un’assistente e come si chiama? Chi si ricorda l’assistente del grande investigatore belga? Hastings, ed ecco che Becky Sharp rifá l’occhiolino alla Christie chiamando l’assistente Hamilton (che è anche il cognome del regista di un film tratto dai libri di Agatha).

E quando così sono le premesse di conseguenza si alzano anche le aspettative che Becky Sharp non delude. La storia comincia a Londra per poi spostarsi in una clinica salutista sulle colline del Chianti, che promette di depurare mente e corpo. La location ha un sapore gotico avvolta da rampicanti. E in quel lussuosissimo ritrovo, tra cene, gite fuori porta, scambi tra ospiti e servitù, si compie l’inaspettato, un efferato omicidio che sconvolge gli ospiti. Sarà Penelope Poirot che, dato “il sangue che le scorre nelle vene”, cercherà di riportare l’ordine.

Ambientato nel 1995, il romanzo richiama ad una contemporaneità che non c’è nella scrittura di Becky Sharp. La scrittura è sinonimo di conoscenza, Becky Sharp non solo utilizza il cognome di un grande personaggio, ma padroneggia anche lo stile che alterna a quello dei classici a quello ironico di Patrick Dennis (autore di Zia Mame).

Come la Christie anche Becky Sharp mantiene la suspense grazie alle reazioni psicologiche dei suoi personaggi ed anche grazie ai pettegolezzi che gli ospiti della clinica si scambiano svelando altarini sconosciuti. L’alta borghesia che si rinchiude in un paradiso per riposarsi fa sognare il lettore, ed era di quell’ambiente che Agatha Christie parlava, ci mostrava il lato oscuro. E così fa anche Becky Sharp, mostrandoci la corruzione di un ambiente che all’apparenza vuole sembrare immacolata e giudicante.

Per quelli come me, che amano Agatha Christie, è davvero difficile leggere un libro che “strizza l’occhio” così tanto all’autrice inglese. Ma devo dire che Becky Sharp ha saputo tenere testa alla scrittrice inglese aggiungendovi un’ironia che arricchisce e alleggerisce la lettura. La Sharp ha attualizzato il linguaggio, rendendolo moderno. Ha mantenuto i capisaldi della Christie e “le cellule grigie” di Hercule diventano “il sangue che scorre nelle vene” di Penelope.

Un libro che ha risvegliato il genere che ho sempre amato, togliendoci i serial killer, i detective complessati e le procedure investigative lunghe e inutili. Adesso so che cosa fare quest’inverno, aspettare che esca il secondo romanzo di Becky Sharp.

Musica consigliata: La fiera delle vanità di Mondo Marcio, in onore del titolo del romanzo di William Makepeace Thackeray che ha scelto come protagonista Becky Sharp, lo pseudonimo dell’autrice.

Edizione: Marcos y Marcos

Anno: 2016

4.3Overall Score

Penelope Poirot fa la cosa giusta

"Hamilton, si vede che lei è vissuta nella bambagia: non conosce il mondo, non conosce l'ulcera, non sa cos'è lo stress". Seduta alla toilette della sua suite, tra broccati rosa antico e mobili ...

  • Trama
    5.0
  • Suspense
    4.0
  • Scrittura
    4.0