IL SESTO SENSO DI VIOLA

L’anatomopatologa Viola Guarino non avrebbe potuto davvero fare altro nella vita perché alcuni destini sembrano segnati dalla nascita, poi, per fortuna lei è anche bravissima in quello che fa perché ha studiato, ma anche perché nel suo Dna c’è tanto di quella “stregaggine” del sud che colpisce molte donne e che fa di loro delle investigatrici talmente sopraffine che a quelle dell’FBI gli possono dire proprio: scansati. 

Viola è figlia di una giramondo, nipote dello speziale più famoso della città e di Mariarit, la lamentatrice funebre più pagata della Lucania. E che può fare una così, allora, quando viene chiamata dal procuratore della Repubblica sul luogo di un efferato omicidio? Fare naturalmente come prima cosa le analisi che competono al suo ruolo, ma poi, poi…Viola comprende che deve affidarsi soprattutto al suo sesto senso se vuole davvero venire a capo dell’orribile crimine.

A essere stato ucciso barbaramente da chi gli ha anche straziato il corpo è Brando Carbone, un uomo originario di Grottole, paesino lucano facente parte della Riserva naturale di san Giuliano, che molto tempo prima si era trasferito a Varese e aveva sposato una donna del nord, ricca e snob, la quale aveva sempre avuto una vera e propria idiosincrasia per Matera e il suo territorio. 

E allora per sbrigare alcuni “affari” che lo rivogliono in Lucania, Carbone parte alla volta della sua terra natia, con la sua segretaria Lia, che probabilmente ha con il suo capo anche un rapporto che va al di là del semplice lavoro, ma proprio qui, Brando trova la morte. Una morte efferata e che nasconde davvero un intrigante mistero. 

Viola sa, “sente” che in quell’omicidio c’è qualcosa di oscuro e allo stesso tempo passionale, che gli attori che gravitano intorno a quella tragedia sono molteplici e nascosti, ma sa anche che sarà difficilissimo scoprire la verità, soprattutto quando l’omicidio di Carbone non è il solo capitato nella città dei massi. 

Nero lucano è un giallo affascinante e intrigante e lo è sicuramente per una storia declinata bene, a tratti erotica e immaginifica, con dei personaggi affascinanti e credibili, ma lo è soprattutto per la scrittura con cui la Carlomagno gli dà vita. Una scrittura snella e contemporanea, evocativa e precisa, seducente quando deve raccontare di Viola e Loris, quasi da linguaggio parlato quando deve caratterizzare i personaggi. 

Insomma, un giallo che non ha una pecca e che consacra l’autrice come una delle voci più alte della nostra narrativa di genere.