IL DRAGO DEL LAGO D’ORTA E MARCO TOBIA
Come si fa a creare un eroe dei nostri giorni senza dire che è un eroe dei nostri giorni? Mettendo insieme tanti ingredienti tutti particolari, strani, tra l’agro e il dolce e shakerandoli bene a formare una unica essenza vincente.
Questo è Marco Tobia, ex poliziotto affetto dalla sindrome di Tourette che ama, anzi, adora circondarsi di amori, amici, conoscenti tutti ugualmente originali, intuitivi, incasinati quanto lui. Marco è talmente strano che non si sottrae neppure alla richiesta di una ragazzina, grande esperta di draghi, che gli chiede di cercarne e scovarne uno proprio nel lago d’Orta. Perché lei, Alice, è sicurissima che ci sia.
Severgnini che evidentemente si diverte un monte a scrivere gialli di queste fattezze e con personaggi a cui solo lui ha avuto il coraggio di dare forma e sostanza, ma che, però, non è affatto uno sprovveduto, dato che il drago ce lo voleva assolutamente mettere ha pensato bene di creare intorno alla storia anche una ambientazione giustissima. Nebbia, inverno, silenzio.
L’isola di san Giulio è abitata da pochissime anime. Avvolta nelle nebbie come Avalon e percorsa da un investigatore privato che per la sua personalità e indole poteva vivere solo in un posto così. Ma Marco Tobia checché se ne dica è anche un romanticone e quindi a dispetto delle apparenze e nonostante sia impegnatissimo nella ricerca del mostro del lago si lascia convincere dalla fidanzata Clara a indagare anche su qualcos’altro. Qualcosa di più concreto e reale: l’arresto per traffico internazionale di stupefacenti di una donna, fermata sul confine tra Italia e Svizzera.
La donna, amica di Clara, si dichiara del tutto innocente. Ma tutti i colpevoli solitamente si dichiarano innocenti, pertanto, Tobia non può basarsi esclusivamente sulle dichiarazioni della donna e indagare e approfondire se davvero vuole arrivare alla verità. La Verità però sa nascondersi bene quando vuole e sa anche mettere i bastoni tra le ruote come un assassinio che capita tra capo e collo al povero Tobia e che finisce per ingarbugliare ancora di più il tutto.
Ma le coincidenze esistono? Marco non ne è completamente convinto ma comunque ci vogliono prove ed è qui che l’indagine prende una piega del tutto imprevista. Il finale de La regola del rischio è all’altezza dell’intera suspense perpetrata in tutta la narrazione. Per cui, bravo Matteo!
La regola del rischio
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