LE ISOLE INCANTATE DEL PACIFICO SONO DAVVERO POCO PACIFICHE. E PER NULLA INCANTATE
di BARBARA MONTEVERDI
Con Bussi ho dei problemi, lo ammetto. Piace a un sacco di gente, lo so, c’è chi aspetta i suoi libri come pane croccante appena sfornato, ma io fatico. Già dal titolo, sebbene non sia colpa sua: in francese è meglio.
La mia difficoltà, una specie di resistenza psicologica, sta nel suo stile sempre al confine tra sonno e istante di veglia, lo definirei “sogno o son desto?” e mi disturba perché non riesco mai a fare il passo definitivo tra momento onirico e realtà. E a me piace sapere dove sto mettendo i piedi. Per capirci, Ninfee nere mi aveva destabilizzata parecchio, al punto da non aver provato curiosità per altre opere di questo autore, fino ad oggi. Perciò, se chi mi legge è un seguace di Bussi, dovrà prendere con le pinze il mio giudizio e portar pazienza.
Storia ambientata su un’isola polinesiana dove la natura satura la vista e l’olfatto di uno sparuto gruppo di aspiranti scrittrici alle prese con un laboratorio condotto da un famoso e, ovviamente, ipnotico autore francese. Tutto molto ben descritto con un continuo ronzio di fondo, una vocina maligna appena accennata che ci avvisa di doverci aspettare un cambio radicale di atmosfera perché il male incombe e tutti i protagonisti rischiano la pelle.
Fin qui, nulla di stupefacente: Il Signore delle Mosche insegna e anche Agatha Christie e i suoi Dieci Piccoli Indiani: diversa ambientazione, medesimo susseguirsi di sanguinosi eventi.
Ciò nonostante, il libro si legge bene, è scorrevole seppure a volte un po’ “nebbioso”, con alcune incongruenze – vedi la grande spiaggia di Bruges che , giuro!, non sono riuscita a scovare tra i miei recenti ricordi di una vacanza in Belgio – che può darsi troveranno un loro perché verso la fine del giallo (potrebbe essere una caratteristica dell’autore, così ha fatto nel suo primo romanzo) con colpi di scena prevedibili ma ben congegnati e descritti.
Ho smesso di riflettere. Devo scappare! Corro, scivolo sulle radici. Finisco con le mani a terra, mi pungo con gli aghi di pino. Sono sicura che il randello stia per abbattersi sul mio cranio. Nessun rumore. Mi alzo più svelta che posso e mi metto a correre nella notte. Non credevo che le mie gambe potessero essere così rapide, che il cuore potesse battermi così forte.
Una scrittura piana, facile dal punto di vista tecnico: nessun approfondimento psicologico dei personaggi, ma grande attenzione all’intreccio della storia e a cosa si aspettano i lettori.
Bussi dimostra di avere un solido mestiere e padronanza del linguaggio, magari non è proprio la quintessenza dell’originalità, il suo voler stupire a tutti i costi alla lunga annoia, però i suoi lettori fedeli gli sono sempre più fedeli. E questo vorrà pure dire qualcosa.
TRAMA
L’isola di Hiva Oa oggi è famosa soprattutto perché ci hanno vissuto Gauguin e, settant’anni dopo, Jacques Brel, le cui tombe sono meta di pellegrinaggio. Nella pensione Au Soleil Redouté, sotto la guida del celebre romanziere Pierre-Yves François detto PYF, si svolge un laboratorio di scrittura al quale partecipano cinque aspiranti scrittrici: Clémence, trentenne sportiva, sognatrice, espansiva; Eloïse, anche lei trentenne, bella, malinconica, chiusa; Farèyne, quarantenne, comandante di commissariato a Parigi con il pallino della scrittura, accompagnata dal marito Yann, capitano di gendarmeria; Marie-Ambre, anche lei quarantenne, ricca sfondata con tendenza all’alcolismo, accompagnata dalla figlia sedicenne Maima; infine Martine, settantenne, blogger di successo con più di quarantamila followers. Nella spettacolare cornice polinesiana il consesso letterario sembra procedere con armonia e alacrità, sennonché a un certo punto lo scrittore sparisce, si volatilizza, e nella pensione si affaccia la morte sotto forma di un misterioso omicidio su cui ognuno indaga a modo suo, ma giungendo tutti a un’identica conclusione: l’assassino non può che essere uno di loro!
Traduzione: Alberto Bracci Testasecca
Ascolta l’incipit letto da Barbara:
La mia bottiglia per l'oceano
LE ISOLE INCANTATE DEL PACIFICO SONO DAVVERO POCO PACIFICHE. E PER NULLA INCANTATE di BARBARA MONTEVERDI Con Bussi ho dei problemi, lo ammetto. Piace a un sacco di gente, lo so, c’è chi aspetta ...