STRANIACI ANCORA SHIRLEY

Ci sono autori che leggi perché vengono consigliati. Ci sono autori, invece, che si leggono perché gli elogi piovono ma non si riesce a capire se piacciono realmente o è moda, fino a quando non li si leggono. Questo è il caso della scrittrice Shirley Jackson. E io l’ho voluta conoscere con un suo romanzo recentemente pubblicato da Adelphi “La meridiana”.

L’incipit del romanzo della Jackson è potente e mette subito in chiaro chi gestisce il gioco: lei. Assistiamo al ritorno a casa di una famiglia dopo un funerale. Ma la famiglia Halloran non è una famiglia qualunque e Shirley Jackson non lo tiene nascosto, anzi, ce lo sbatte in faccia.

La giovane Mrs. Halloran, seguendo con lo sguardo la suocera, disse senza speranza: “Magari schiatta sulla soglia. Fancy, tesoro, ti piacerebbe vedere la nonna schiattare sulla soglia?” “Sì, mamma”. Fancy tirò la lunga gonna del vestito nero che le aveva messo la nonna.

Ed è questa la cosa che ho amato di più nel romanzo della Jackson, saper creare quello straniamento dalla realtà immergendoci in una famiglia particolare. Capace di avvolgerci e incastrarci in una realtà diversa, disegnata da lei apposta per noi.

Una trama lineare, un arco narrativo che si delinea dal terzo capitolo e prosegue come una parabola monca fino alla fine. Una fine sospesa, che leggendo il romanzo trova la perfetta conclusione. Dopo l’amaro in bocca di una fine mancata, dopo l’assimilazione di un finale inaspettato, ci rendiamo conto che così è la perfetta conclusione.

Personaggi tratteggiati nelle loro follie, nelle loro nevrotiche idee e comportamenti. Protagonisti di una follia racchiusa in una villa e talmente affollata che diventa normalità. L’ambientazione appunto non riesce ad oltrepassare il cancello dell’immensa dimora degli Halloran se non in un unico caso. Ma ormai la Jackson aveva già steso la sua ragnatela perfetta e ci riavvinghia a quella meridiana che si vede dalla villa.

La suspense hitchcockiana è data dal voyerismo che la Jackson ci permette entrando nella villa Halloran e conoscendo dove vogliono andare a finire. Spiare la reazione dell’altro difronte ad un fatto di cui tutti siamo a conoscenza, è la migliore suspense.

Un romanzo letterariamente perfetto, narrativamente risente in alcuni punti di piccoli tagli che avrebbero snellito la lettura di una storia statica e chiusa.

Sicuramente altri sono i capolavori di Shirley Jackson, ma questo è sicuramente un romanzo che consiglierò per avvicinarsi ad una grande scrittrice

TRAMA

Una famiglia che pullula di svitati, un codazzo di parenti e amici e servitori, una villa monumentale in mezzo a un parco. Sono gli ingredienti di questo travolgente romanzo di Shirley Jackson, che si apre con i protagonisti – di tutte le età e affetti da ogni forma di mania – di ritorno dal funerale del figlio di Mrs. Halloran, che, dice serafica la piccola Fancy, la nonna ha buttato giù dalle scale: per tenersi stretta la villa. Come se non bastasse, poco dopo zia Fanny riferisce di aver avuto un incontro in giardino con il padre, defunto da tempo, il quale le ha annunciato che la fine del mondo è imminente e che loro saranno gli unici a salvarsi. E non è finita: qualcuno va a riferire la notizia in città, ed ecco presentarsi la delegazione locale dei Veri Credenti, i quali non possono che condividere la logica apocalittica, ma, siccome sono convinti che a salvarli ci penseranno gli alieni, sono venuti a chiedere di farli atterrare nel parco. E noi lettori, ormai completamente in balìa di una Jackson in stato di grazia, che dispensa a piene mani uno humour che si potrebbe definire vitreo, ci lasceremo trascinare da un crescendo di follie e sorprese – sino, letteralmente, alla fine (del mondo?).

Traduzione: Silvia Pareschi