LA VIOLENZA CHE CI ACCOMPAGNA PASSO PASSO.
di BARBARA MONTEVERDI
Thrillerone classico (di buon impatto, soprattutto nella prima parte), questo racconto piuttosto teso ci porta nel mondo degli stalker, di donne con sani appetiti sessuali e sentimentali, spesso rivolti verso uomini-lupi difficilmente riconoscibili a primo acchito, di manipolatori di cervelli e sentimenti.
Si ritrova nel mezzo di tutto questo una giovane e battagliera commissaria di polizia, coinvolta personalmente in una storiaccia d’amore (suo) e violenza (tutta intorno a lei). Dovrebbe esserci abituata, vista la professione che svolge, ma quando le cose vengono vissute sulla propria pelle, bruciano di più e si perde lucidità.
Qui si parla di violenza sulle donne, ma il discorso è allargabile – ovviamente – agli atti cruenti verso il prossimo, solitamente debole per età, condizione sociale, malattia, fragilità psicologica; fa paura questa propensione umana alla sopraffazione, al desiderio di distruggere ciò che ci sta intorno, alla disperazione che governa chi fa del male e che pretende di soffocarla cancellando pezzi di vita e del mondo circostante.
L’autore ci informa subito che le vicende criminali descritte si ispirano alla realtà e che ha dovuto edulcorare alcuni fatti perché – pare assurdo – rischiavano di rendere il racconto poco credibile ed eccessivamente cruento. Allora mi chiedo: ma di cosa siamo fatti? Questo è il grande thriller che accompagna la nostra vita: dietro la porta di casa, lungo il marciapiede che potremmo percorrere a occhi chiusi, seduti tranquilli a bere un caffè al bar possiamo incontrare il nemico, l’assassino, il torturatore. Quando non siamo noi a trasformarci nel mostro.
Bene, dopo queste osservazioni penso che avrete capito che chi prende in mano Il predatore di anime non può aspettarsi una lettura psicologicamente rilassante. Il libro graffia e tende i nervi, le persone che Sabina, la protagonista, incrocia nella sua vita diventano tutte sospette o, nel migliore dei casi, inadatte a risolvere i suoi grossi problemi e, per solidarietà umana prima ancora che femminile, il lettore sente crescere una tensione notevole mano a mano che la vicenda si ingarbuglia.
Anche Nardo Baggio, l’uomo a cui Sabina si affida per liberarsi da una presenza che la terrorizza, non è una figura limpida: manipola i corpi con trattamenti shiatsu, approfitta fisicamente della fragilità delle donne che lo ingaggiano come “investigatore-risolutore” (anche con metodi molto poco ortodossi) per i loro problemi con stalker vari e pontifica un po’ troppo – tipo antropologo de nojartri – per essere un personaggio simpatico. Oddio, non escludo che, trovandomi in una situazione disperata, potrei rivolgermi a un individuo simile, ma sarebbe proprio l’ultima ratio.
Invece (e questo non sono riuscita a spiegarmelo), la nostra commissaria momentaneamente sollevata dal proprio incarico, si getta con slancio tra le braccia di questa specie di santone muscolare e si resta, perplessi, ad attendere sviluppi probabilmente cruenti.
Sabina arrivò sotto casa sua poco prima di mezzanotte, accompagnata da una macchina dei carabinieri di Ostia. Fu felice di vedere l’Alfa di Nardo parcheggiata in doppia fila vicino all’ingresso della sua palazzina. Lui si accorse dell’arrivo della solita Punto civetta, alzò gli occhi dal cellulare e salutò con un cenno. (…) Sabina era determinata a sfruttare il dono inaspettato che qualcuno aveva messo sulla sua strada, l’unica possibile via di fuga dall’inferno che la circondava: Nardo Baggio.”
Così, tra una citazione di Desmond Morris sulla scimmia nuda che è l’essere umano e un inseguimento in auto a duecento all’ora (Nardo è uomo dalle mille, troppe oserei dire, abilità) il thriller si dipana con qualche arzigogolo in eccesso e alcune scene piuttosto forti. L’immaginazione crudele di chi si vuole vendicare per essere stato abbandonato è davvero senza limiti, ma sgomenta anche la feroce decisione del co-protagonista, uomo freddo e convinto di saperla lunga, che – dopo trecento pagine e ormai in fase di conclusione della vicenda – è riuscito a risultare assai irritante.
Il finale non mi è parso eccessivamente sorprendente, ciò che mi ha imbarazzata sono state invece le reazioni mentali della poliziotta, così poco razionali da farmi dubitare che possa aver scelto il mestiere giusto.
In ogni caso, terminata la lettura, ho potuto tirare un sospiro di sollievo per non essermi mai dovuta confrontare con certe realtà. Mi sono sentita una miracolata, e questo non è poco.
TRAMA
Mi chiamo Sabrina Mondello, sono una poliziotta. Oggi per me è un giorno di quelli che non si dimenticano. Ho appena arrestato l’uno più importante della mia vita, colui che mi ha spiegato che l’amore è solo una parola di cinque lettere.
Giovane e determinata, Sabina, funzionario di Polizia a Roma, indaga su un caso di omicidio-suicidio tra coniugi che non sembra rivelare troppe sorprese. Finché i sospetti non ricadono su un uomo con cui le vittime hanno avuto contatti telefonici il giorno della morte: il misterioso Nardo Baggio, sedicente terapeuta Shiatsu. Profondamente colpita da quest’uomo ambiguo e magnetico, Sabina scoprirà di lì a poco la sua reale attività: dare supporto alle donne vittime di stalking, soprattutto coloro che le istituzioni non riescono a tutelare. La poliziotta non si aspetta certo di dover ricorrere lei stessa al suo aiuto: qualcuno infatti ha iniziato a perseguitarla. Così toccherà con mano i metodi di Nardo, che vanno ben oltre ciò che un poliziotto potrebbe mai fare. Ma può davvero fidarsi?
Ascolta l’incipit letto da Barbara:
Il predatore di anime
LA VIOLENZA CHE CI ACCOMPAGNA PASSO PASSO. di BARBARA MONTEVERDI Thrillerone classico (di buon impatto, soprattutto nella prima parte), questo racconto piuttosto teso ci porta nel mondo degli ...