IL DIRITTO DEI LUPI

IL DIRITTO DEI LUPI

Editore:

Published: 09/02/2021

Format: Brossura

ISBN: 9788806247089

RECENSIONE

TRAMA

È la sera del 3 gennaio dell’80 a.C. e su un carro c’è un uomo che porta sulla pelle i segni della violenza con la quale è abituato a convivere, è sfregiato, ma allo stesso tempo quella cicatrice racconta di lui di una scelleratezza e di una aggressività dalle quali è bene stare lontani. Con l’uomo, sullo stesso carro, ci sono altri tre figuri, che fanno ugualmente impressione, e anche se tutti loro provengono da posti diversi e da differenti esperienze sono tutti e quattro legati da un patto scellerato che li vede sicari e protagonisti di un massacro che squarcerà la notte romana e si porterà dietro una scia di conseguenze fatali. Il luogo è un lupanare nei bassifondi della Roma antica dove uomini importanti e facoltosi si intrattengono con giovani e bellissime “lupe”, le entraîneuse del tempo, ed è qui che i quattro sicari colpiscono in maniera spietata e organizzata. Una vera strage che vede tra le vittime anche un aspirante senatore. A salvarsi è solo Mezzo Asse, al secolo Marco Garrulo, proprietario del lupanare di cui si sono letteralmente perse le tracce. È lui che ha ordinato la carneficina?  E perché? E mentre in molti si mettono sulle tracce di Mezzo Asse, a Roma proprio non c’è pace. Sesto Roscio protetto di una influente matrona viene accusato di parricidio e a difenderlo viene chiamato l’oratore più famoso del momento e probabilmente di tutti i tempi, Cicerone. Ma che collegamento c’è tra i due fatti? C’è forse una regia occulta che sta scatenando volutamente il caos nella Roma dell’80 a.C.? E se è così, quante vittime ancora ci saranno prima che si faccia luce su uno degli intrighi che più di tutti possono mettere a rischio la sopravvivenza della Repubblica?

PERSONAGGI

Questo è un thriller, di conseguenza, i personaggi devono essere credibili. Terrificantemente credibili, lucidamente credibili, appassionatamente credibili, altrimenti non funziona. E allora partiamo dai personaggi reali, quelli di cui narrano le cronache dell’antichità, e soffermiamoci sulla figura del Dictator: Lucio Cornelio Silla. Ambizioso e terribile. Letteralmente drogato di potere che stila liste di proscritti e dichiara fuorilegge tutti i nemici politici. Un personaggio di una contemporaneità sconcertante e che incanta i lettori loro malgrado. E cosa dire della figura del principe del foro più celebre di ogni tempo? La storia sostiene certamente la credibilità di questi personaggi. Ma accanto a loro i due autori costruiscono una serie di figure ugualmente efficaci e ugualmente affascinanti che a tanti dei lettori de Il Diritto dei Lupi sembrerà di avere conosciuto o incontrato come Tito Annio Tuscolano, detto Molosso, l’ex centurione un po’ buttafuori, un po’ segugio alla Grange o il Piccolo Alessandro, un greco molto somigliante al grande condottiero e anche lui, purtroppo, perito nella strage del lupanare, o ancora di più Cecilia Metella potente sacerdotessa di Giunone che, affidandosi al suo istinto, intuisce subito il grande talento e la convincente retorica di Cicerone, quando questi era solo un giovane oratore quasi sconosciuto.  Personaggi vividi, intensi, toccanti. Attraverso tutti loro passa la vera fascinazione che questo thriller produce una pagina dopo l’altra.

AMBIENTAZIONE

Provate a immaginare una puntata dedicata all’antica Roma in una trasmissione di divulgazione culturale e moltiplicate le ricostruzioni per mille sfumature aggiuntive. Siamo nell’80 a. C. e naturalmente ci devono essere tutte quelle cose che l’epoca richiedeva, compresi luoghi di piacere per ricchi e un foro dove discutere di legge e diritti. Ma nel romanzo di De Bellis e Fiorillo si va ben oltre i luoghi fisici e si scoprono i luoghi del potere più malvagio, dove si cospira, si tessono intrighi, si corrompono gli animi e i corpi, si creano e distruggono nemici. È questa l’ambientazione che resta più impressa a chi legge. Questi luoghi non luoghi che fanno più paura e mettono più angoscia di qualsiasi altra location reale. È questo è proprio quello che serve a un thriller per definirsi tale.

CONCLUSIONI

De Bellis e Fiorillo sono considerati autori emergenti e il loro un romanzo di esordio. Bene, se tutti gli autori emergenti scrivessero così la nostra sarebbe la narrativa di genere più letta al mondo. Il Diritto dei Lupi è un romanzo robusto, maturo, con un enorme lavoro di fondo, l’evoluzione del thriller storico dove la lucidità creativa dei due autori e il loro grande talento fanno dimenticare che si tratta di un’opera di 700 pagine, perché quando si arriva alla fine è come si si fosse cominciato a leggere da pochi minuti. Bravi tutti, soprattutto quelli di Einaudi che evidentemente a noi lettori ci amano davvero moltissimo.

INTERVISTA

Un giallo storico, forse anche più di un giallo classico, ha bisogno di risultare assolutamente credibile agli occhi dei lettori. Il vostro lavoro letterario è perfetto anche nelle sfumature, la vostra conoscenza della Roma antica si percepisce a ogni pagina. Quanto è difficile confezionare una cosa del genere e nello stesso tempo appassionare i lettori per ben 700 pagine?

La fase di progettazione e di ricerca è stata lunga e meticolosa. Dovevamo costruire una Roma verosimile, tridimensionale. Una Roma che il lettore avrebbe dovuto e potuto toccare, annusare e vivere da un punto di vista inusuale. Per quanto riguarda lo stile, invece, abbiamo scelto di variare i registri e i toni in base ai personaggi e alla linea narrativa. In particolare, nella linea narrativa “bassa” di Tito e i suoi compari, abbiamo scelto di utilizzare un ritmo e un registro tipico dei noir di altra ambientazione (es. quelli losangelini). Questo, a differenza di quanto accade tipicamente nel classico romanzo storico, ci ha permesso di rendere la lettura più scorrevole e ritmata. La trama e l’intreccio, poi, sono frutto di un preciso piano di produzione del testo che ci ha permesso di rendere il più possibile organico un racconto ricco di sfumature e colpi di scena.

Nel vostro straordinario romanzo i personaggi minori hanno tanta forza e tanta robustezza al pari dei protagonisti, come ad esempio i sicari, tutti di nazionalità diverse e ugualmente volitivi ed efficaci nel lavoro che devono svolgere. A chi vi siete ispirati per queste figure e come avete fatto a renderli così contemporanei?

I quattro sicari sono stati costruiti rielaborando cliché dei noir tipici di Ellroy, Chandler o Winslow in salsa “latina”. Il lavoro interessante è stato fondere generi così apparentemente lontani per ottenere personaggi credibili e con caratteri ben definiti da poter essere descritti con poche pennellate. In generale tutti i personaggi del libro, sia quelli storici sia quelli fittizi, hanno subito un lungo e appassionante processo di profilazione che ci ha restituito, per quanto possibile, persone “vere” che ci hanno seguito dalla prima all’ultima battuta. Ci siamo resi conto che gli esseri umani restano tali, duemila anni fa come oggi, e personaggi come Tito, Velia o Mezzo Asse ma anche come Severo e Cicorino sono sempre esistiti e si ripropongono con sfumature diverse in quasi tutte le società ed epoche. In effetti più che di cliché di genere si potrebbe parlare di tipi umani. E nel nostro racconto abbiamo sentito il bisogno di un’umanità tangibile. È per questo che abbiamo preferito descrivere anche i personaggi realmente esistiti immaginandoli al di là di quanto ci restituiscono i resoconti storici. La gastrite di Cicerone o l’insonnia di Crasso ci raccontano persone vere.

A proposito di contemporaneità, di atteggiamenti dittatoriali, di liste di prescrizione, Lucio Cornelio Silla di cui voi parlate nel Diritto dei lupi non è così lontano per usi e costumi da alcuni giovani Dictator dei nostri giorni. Nell’antica Roma essere un dittatore sembrava quasi un pregio, qualcosa per cui provare quasi invidia, ma allora perché allora i dittatori hanno sempre avuto così tanta paura degli avversari politici e perché quasi tutti i dittatori della storia hanno finito per paragonarsi ai duci di Roma?

Lucio Cornelio Silla è tra i primi romani investiti della carica di dictator che interpreta il ruolo in senso tirannico. La repubblica romana lo rifiuta e lui si ritira, unico da questo punto in poi della storia romana (non accadrà con Cesare e tanto meno, in seguito, con i cosiddetti imperatori). Silla, come raccontiamo nel Diritto dei lupi, non ha fatto altro che difendere il potere acquisito così come qualunque dittatore moderno, consapevole di rappresentare un’imposizione per una società complessa e multiforme come quella della tarda repubblica che aveva ancora abbastanza anticorpi per opporsi a una tirannide. I dittatori moderni, poi, hanno spesso “rubato” l’iconografia imperiale romana, espressione massima di un mitologico impero millenario, archetipo potente nell’immaginario di un sistema di governo, in buona sostanza fragile, che si deve dare un passato e un futuro ineluttabile, dalle radici apparentemente solide e profonde.

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