QUANDO IL POLITICAMENTE CORRETTO E’ POLITICAMENTE IPOCRITA

di BARBARA MONTEVERDI

Giallo atipico? Thriller emotivo? Romanzo di suspense? Non riesco a definire questo libro che inizia con un giovane paralizzato da un incidente d’auto in cui è morta la donna che viaggiava con lui.

Jared vive e ricorda gli avvenimenti tragici dei suoi brevi 26 anni, così intensi e drammatici e – siccome il protagonista si chiama come l’autore ed è bloccato come lui su una sedia a rotelle – viene spontaneo pensare a una sorta di autobiografia. Che ha aspetti molto interessanti quando affronta il rapporto tra normodotati e portatori di handicap, con il difficile equilibrio da mantenere per non cadere da un lato nella pietà poco costruttiva e dall’altro nell’autocommiserazione altrettanto deleteria. Tenendo sempre presente, però, che sono modi di vivere differenti ed è ipocrita far finta di niente. Difficile? Sì, difficilissimo.

Il bancone di vetro, pieno di vassoi di dolci, separava i pochi tavolini dal resto del locale, dove Mr. Do-Nut e un’anziana signora laotiana impilavano dei vassoi sui ripiani (…). “Buongiorno Jack. Il solito?”  -Certo, e quello che desidera il giovanotto qui. –  rispose Jack. “E’ il più giovane? Non lo vedo da una vita.” Mr. Do-Nut sollevò il bancone e lo varcò per venire a stringermi la mano. Mi aspettai un “Che ti è successo?” ma non arrivò. Forse Jack gliene aveva già parlato, o forse sapeva abbastanza da non dover chiedere, oppure non gliene importava. Dio benedica le persone riservate.

Il rapporto tra Jared e il padre, nella casa del quale è tornato a vivere obtorto collo, non è mai stato facile, anzi si è del tutto interrotto per dieci anni dopo la morte della madre di Jared e i numerosi errori fatti in passato dalle due parti rendono faticosissimo un avvicinamento. C’è parecchia violenza, trattenuta e no, nei ricordi del giovane e c’è un buco nero nella vita di tutti e due gli uomini, mentre il lettore resta in attesa di quel che accadrà, perché è sicuro che succederà qualcosa di catartico: la storia si muove in quel senso, pagina dopo pagina, con una suspense sempre maggiore.

Eppure…non è un giallo. Sempre che non si voglia considerare tale il racconto impietoso di vite disastrate.

Avrei tanto voluto dirgli di più, convincerlo che davvero avevo intenzione di cambiare. Ma il vecchio avvertimento di Jack volteggiò nella mia testa: “la prima volta è un errore, la seconda è una decisione.”

Insomma, lungo tutto il libro si vive in una sospensione spazio-temporale fatta di solitudine, dolore, violenza e attesa di qualcosa che forse accadrà, o forse è già accaduto ma i protagonisti erano troppo ripiegati su se stessi per accorgersene.

Libro amaro, ma istruttivo. Una sorta di manuale per imparare a vivere con meno ipocrisia e più decisione un handicap.

TRAMA

Dopo un incidente d’auto, Jarred scopre che non camminerà mai più. Confinato su una sedia che definisce un pattino a rotelle gigantesco, si ritrova senza soldi né lavoro. Peggio ancora, è costretto a vivere a casa con il padre, un tempo alcolista violento, con cui non parla da dieci anni. Se si aggiunge l’abitudine al taccheggio, la dipendenza dagli antidolorifici e il fatto che dei perfetti sconosciuti ora lo trattano come se fosse un idiota, la sua vita sembra la ricetta perfetta per l’autodistruzione. Mentre cerca di ricostruire se stesso e il suo mondo, Jarred ripensa al suo passato la tragedia che ha distrutto la sua famiglia, il motivo per cui è scappato, i danni che ha causato a se stesso e agli altri e inizia a chiedersi se, forse, non valga la pena di smettere di lottare e di lasciare che le cose vadano come devono andare. Ma la voglia di vivere finirà per prevalere e con lei la speranza in un’esistenza più piena e libera dal rancore… Un’esplorazione commovente, avvincente e profondamente ironica di cosa significa venire a patti con un corpo spezzato, ricostruire una relazione disastrata e trovare l’amore quando sembra che non ci sia speranza.

Traduzione: Fabio Zucchella

Ascolta l’incipit letto da Barbara: