QUANDO LA TRISTEZZA E’ UNO SCRIGNO RICCO DI SORPRESE

Finalmente uno scrittore nordico che non travolge il lettore con il pessimismo cosmico: Gunnar Barbarotti ed Eva Backman sono una coppia di poliziotti svedesi uniti nel lavoro e nella vita, non più giovanissimi ma con ancora tanta voglia di meravigliarsi con le cose del mondo. E il loro occhio curioso li porta a riprendere un caso che credevano seppellito, in tutti i sensi, anni prima.

La storia è interessante e scorre avanti e indietro tra il 2007 e il 2018, ma colpisce soprattutto lo spirito vivace che lo scrittore infonde ai suoi protagonisti, pronti a mettersi in discussione senza mai perdere una bonaria ironia nei confronti l’uno dell’altra (lui con uno spirito religioso abbastanza radicato da farlo conversare direttamente con Dio pur non perdendo un certo senso critico nei suoi confronti; lei atea e materialista senza doverlo dimostrare ad ogni passo).

E’ piacevole, per il lettore, seguire Barbarotti e Backman nelle loro passeggiate naturalistiche ascoltando le conversazioni di due investigatori anzianotti, con il cervello fresco come quello di un venticinquenne e la saggezza di una vita che ha lasciato cicatrici ma non amarezza.

“Che bello vederti. Ne è passato del tempo.” – Parecchie ore – replicò Gunnar Barbarotti – Al limite della sopportazione.- La abbracciò e rimasero così per un po’, stretti e in silenzio, nell’ingresso deserto. Eva non poté fare a meno di pensare quanto il suo abbraccio le fosse familiare. Eppure stavano insieme solo da un paio di mesi. Non avevano ancora fatto l’amore sul serio. Era stata una sua decisione e probabilmente era anche ora di rottamarla. Non quella sera, però; ancora una volta avrebbero dovuto accontentarsi della familiarità. In fondo non c’era nessuna fretta. Erano tutt’e due sui cinquant’anni, lui superati da poco, lei prossima a compierli, e si conoscevano da quasi venticinque.

Nesser è ironico e affettuoso nel suo raccontare, ma non tralascia l’aspetto giallo della vicenda anche se non calca la mano su questo aspetto: ci sono morti che risorgono dal passato, errori investigativi, mezze verità, ma tutto è raccontato con una certa leggerezza, come se volesse dirci “Va bene, ragazzi, la vita è dura ma vediamo di alleggerirla un po’, almeno nella finzione letteraria.” Che poi può essere letto come suggerimento filosofico per affrontare l’esistenza: con serietà, ma senza panico. E, soprattutto, mantenendo uno sguardo divertito e curioso nei confronti del mondo.

Il quale mondo – in questo romanzo, ma nella vita in generale – si diverte ad invertire il moto rotatorio per farci finire a gambe all’aria e…sapete? Può essere frizzante e stimolante dover ricominciare da capo una, due, dieci volte. Parola di Hakan Nesser.

TRAMA

«Non è giusto che io viva. Sono in molti a pensarlo, e li capisco.» Così scrive nei suoi appunti Albin Runge, ex accademico e autista di pullman, divorato dal senso di colpa e distrutto nello spirito per aver provocato un terribile incidente in cui hanno perso la vita diverse persone. È il 2012, e di lì a poco Runge comincia a ricevere lettere anonime in cui viene minacciato di morte. Seppure scettico decide quindi di rivolgersi alla polizia di Kymlinge. Autunno 2018. I commissari Gunnar Barbarotti ed Eva Backman, non più solo colleghi, ma una coppia anche nella vita, si trovano in licenza sull’isola svedese di Gotland per riprendersi da un fatto tragico in cui sono rimasti coinvolti sul lavoro. Una sera il caso dello sfortunato Runge torna però inaspettatamente d’attualità: possibile che anni prima le indagini avessero fatto un clamoroso buco nell’acqua? Immersi in un paesaggio malinconico e suggestivo che aiuta a sanare le ferite dell’anima, Barbarotti e Backman non possono ignorare il loro istinto di investigatori che li spinge a riflettere sui tanti particolari che non quadravano nella vecchia indagine…

Traduttore: Carmen Giorgetti Cima

Ascoltate l’incipit letto da Barbara: