QUANDO LA BELLE EPOQUE E’ BELLA ANCHE NEL DELITTO
C’è qualcosa di estremamente confortante nel lasciarsi cullare dal linguaggio ironico e aristocratico, datato eppure avvolgente di Maurice Leblanc. Di Lupin sappiamo tutto: noi “diversamente giovani” per averlo letto in passato e goduto in bianco e nero in una vetusta serie TV, i ragazzi per gli innumerevoli cartoni animati liberamente tratti dall’opera originale.
Eppure è sempre una delizia perdersi nelle avventure di questo Signore (e la S maiuscola è proprio indispensabile) dalla teatralità esagerata, ma composto fino alla freddezza per quanto riguarda i sentimenti più profondi; nulla lo stupisce e lo scompone, mentre il suo cervello funambolico lo guida verso cammini alternativi, quando la situazione si fa critica.
In questa raccolta lo troviamo giovanissimo, alle prime (e già affilate) armi, poi più maturo e ferito, ma non distratto, dal sentimento amoroso e sempre, sempre molto ladro, molto distinto, molto cinico.
Più di tutto, in quelli che si potrebbero chiamare gli spettacoli di Arsène Lupin, ci mette di buon umore la parte eminentemente ridicola riservata alla polizia. Tutto accade alle sue spalle. Lupin parla, scrive, informa, ordina, minaccia, esegue, come se non esistessero né un capo della Sureté, né agenti, né commissari, nessuno insomma che possa intralciare i suoi disegni. Tutti son considerati inesistenti: l’ostacolo non conta. Eppure, la polizia si agita! Appena si tratta di Arsène Lupin, dall’alto al basso della scala gerarchica, tutta la polizia prende fuoco, ribolle, schiuma di rabbia. E’ il nemico che sbeffeggia, provoca, disprezza o, quel che è peggio, finge di ignorarla.
Leblanc ci accompagna in visita ad un mondo scomparso, romantico e canagliesco, dove spesso i delinquenti peggiori sono i buoni borghesi ricchi, grassi e soddisfatti di se stessi e se è pur vero che Arsène Lupin non è Robin Hood e ruba per il suo bel piacere (anche estetico), non possiamo negare di provare profonda empatia e simpatia per questo personaggio dalla morale elastica, ma così esatta nel colpire il punto debole del presuntuoso di turno.
Ultima annotazione: è estremamente spassoso accorgersi di come Leblanc, gallico fino alla punta dei capelli, non possa fare a meno di deridere con ferocia – neppure troppo imbellettata, anzi spesso carica di aspetti grotteschi – l’eroe Sherlock Holmes, qui presente sotto il nome di Herlock Sholmes che in alcuni racconti è sulle tracce di Lupin dietro richiesta di vittime ormai prive di fiducia nella giustizia francese. Ma potrà mai il geniale e rigido investigatore, accompagnato dal suo adorante e sfortunato “Wilson”, venire a capo degli arzigogolati processi mentali di Lupin?
Divertitevi a scoprirlo: è come stare al Luna Park!
Traduzione: Monica Dall’Asta e Giuseppe Pallavicini Caffarelli
Qui sotto potete vedere l’incipit letto da Barbara:
Arsène Lupin
QUANDO LA BELLE EPOQUE E' BELLA ANCHE NEL DELITTO C'è qualcosa di estremamente confortante nel lasciarsi cullare dal linguaggio ironico e aristocratico, datato eppure avvolgente di Maurice ...