Padania Blues

Padania Blues

DI DONNE, MOTORI E PROVINCE

Non si può. Non si può iniziare una recensione con “wao”, ma qui ne sono obbligato, anzi mi trattengo a metterne solo uno. Nadia Busato con questo romanzo, Padania Blues edito da SEM, ha toccato l’empireo del Noir 3.0. Un romanzo forte dalle tante sfumature, una su tutte, il sarcasmo. Un romanzo che parla di donne, di uomini e delle province che li ingoiano. Un racconto di una società dominante, di luoghi che prevaricano, di persone che non sanno come scappare.

Una trama che parte da un fatto di cronaca, un riflettore puntato su questi personaggi dai nomi di fantasia. C’è Barbie e i suoi amici Maicol e Candy, c’è Ric & Gian e c’è la provincia, grande protagonista, che li avvolge e condiziona i loro comportamenti. C’è tutto il male che si nasconde dentro le persone e che nella chiusura della provincia trovano sfogo. Nel nuovo romanzo di Nadia Busato c’è tutto, come un gigante vaso di Pandora che appena aperto rilascia olezzo, disprezzo e tanta voglia di scappare.

Tutto è scritto con una voce moderna, anzi contemporanea, che per “disegno della provincia” ricorda Piero Chiara e che per sarcasmo ricorda l’americano Patrick Dennis. Un ritratto noir della provincia e della figura delle donne nel “grande nord”. Donne lasciate ai pali dell’emarginazione e del pensiero retrogrado, donne ancora chiuse in stereotipi maschilisti che cercano la loro rivincita. Ma anche loro sono vittime dello stesso pensiero e soccombono. Un romanzo che lancia un grido alle donne, di non andarsene per scappare, ma andare per aprire una nuova strada per tutte.

Nadia Busato afferma e affranca la sua figura di icona post-femminista. Ma non solo, dentro questo romanzo c’è molto di più. Ci sono problemi che ci toccano nella quotidianità. Un romanzo da non lasciarsi scappare e adatto ad ogni stagione.

Dai, facciamo così. Tu sei me e io sono te. Io sono quella seduta al bar, che sfoglia distrattamente il giornale e legge dieci righe di una storia che, messa così, fa veramente ridere. Rimesto sogghignando il mio caffè e scambio una battuta col barista, che ha letto anche lui. Gli dico: “Roba da Cronaca Vera”. E lui: “Robe da pazzi, proprio”. Io sono quella che legge dieci righe di un’intera storia e, al netto dei morti, la trova divertente. Di più: esilarante. Tu sei quello che se ne sta sdraiato al mio posto in questo letto di ospedale, e finge ostinatamente di dormire per ignorare le domande dei dottori e non sapere com’è davvero finita questa storia.

Editore: SEM
Anno: 2020