UNA COMMEDIA DALL’ASSURDO SAPORE AMARO
Ci sono silenzio e solitudine in Ninnanò di Fausto Romano. Incomunicabilità e diffidenza.
Siamo a Terrazza, un paesino della provincia pugliese, che dopo più di un secolo si ritrova coperta dalla neve. Una neve densa e persistente, che sembra aver deciso di non lasciare più il piccolo centro, dove tutti si conoscono e i riti sono sempre gli stessi.
Ma l’insolita nevicata non è l’unico evento che destabilizza la comunità. Una mattina come tante, mentre tutti si affannano a gestire i disagi della neve, sparisce dalla sua cameretta la piccola Marika.
In realtà sembra più un gioco di magia che un rapimento. Della bambina non c’è più traccia e l’unica evidenza è la finestra aperta da cui il rapinatore sembra essersi introdotto, arrampicandosi su un salice.
Un vero rebus, da cui parte una commedia dell’assurdo dal sapore amaro. Commedia, perché il tono scelto da Romano per descrivere le diverse reazioni alla scomparsa di Marika è l’ironia, quando non addirittura il sarcasmo.
L’autore ci guida nella sua storia attraverso le riflessioni altalenanti di Lucio, il padre di Marika, un uomo che trascina la propria grigia quotidianità rifugiandosi nei sogni di musicista mancato. E lo fa imbastendo un immaginario carreggio con il suo idolo Ronny Chanco, a cui racconta la sua tenera esperienza di padre.
Un mondo tenuto in piedi con malinconica rassegnazione, che si sgretola con la scomparsa di Marika.. Lucio e la moglie cadono in un baratro. Ogni sforzo di ritrovare la bambina appare vano. Ma, incredibilmente, il doloroso evento apre porte inattese, che Lucio accoglie con l’atteggiamento scostante che lo caratterizza.
I personaggi sono la forza del romanzo. A parte il malinconico Lucio, ci sono Caterina, madre disperata, Angela, ambigua giornalista, Tosco, inquietante maresciallo e Ronzino, il vicino sospetto. Tutti delineati benissimo e coerenti fino alla fine.
Editore: Alter Ego
Anno: 2019