LE TRAME DI PEGORINI SI PERFEZIONANO CON I SUOI ROMANZI
Leggere questo autore diventa sempre più godibile col passare del tempo. È evidente, data l’attenzione e la cura, come Pegorini stia sapientemente coltivando la sua scrittura che diventa via via più matura. “Nel fondo più profondo” ed. Caosfera è il terzo romanzo con protagonista il giornalista di nera Fabio Salvi ed è quello che più mi è piaciuto. Finora, perché me ne aspetto altri.
La differenza si nota subito, fin dalle primissime frasi. Se c’era un peccato che imputavo all’autore era il dilungarsi troppo su particolari quasi irrilevanti, fiaccando in tal modo la resistenza del lettore. Ebbene questa volta, merito anche di un cambio di rotta verso una tematica più crime, Pegorini riesce a tenere desta l’attenzione e viva la tensione praticamente lungo tutto il percorso, senza cedimenti. Ottima prova, davvero!
Il ritmo è serrato, i personaggi sono tratteggiati benissimo – senza indulgere nell’eccessivo voyerismo introspettivo dei precedenti romanzi – e la trama è, come sempre, complicatissima e perfetta, senza la minima sbavatura. Insomma, un vero gioiellino da godere in quasi ogni sua parte. Quasi?
Eh sì, quasi. Ci sono delle leggere incrinature che rendono ancora perfettibile il lavoro dell’autore e io, che sono una rompiscatole con la sindrome della maestrina, le devo evidenziare per forza. A volte il problematico rapporto tra il giornalista e la sua fidanzata è messo eccessivamente in rilievo. Vero è che questo rapporto segna il registro della storia al di là del versante giallo, ma a mio parere andrebbe tenuto più in subordine, visto comunque il genere del romanzo.
Non mi è piaciuto il ricorso ad alcuni vocaboli un po’ troppo ricercati, come se l’autore li avesse studiati ad arte per colpire. Li ho trovati, come dire, forzati. Di converso, ne ho letto altri troppo da lessico familiare, che nel contesto stonavano. Ehi, l’ho detto che sono una rompiballe, no? Ho notato anche una ricaduta nel vecchio stile, quando adopera ben sei aggettivi per un solo sostantivo. Un po’ esagerato, a mio parere, ma lo perdono perché è stata sicuramente una distrazione.
Queste piccolezze tuttavia non inficiano in alcun modo il valore del romanzo che suggerisco vivamente di leggere agli amanti del genere giallo. Ma non solo a loro, sia chiaro, perché la storia trascende il genere ed è così ben scritta e congegnata che si può tranquillamente rivolgere a un pubblico più vasto. Passiamo alla cover che sul momento mi ha sconcertata. Lo stile era quello elegante e conciso che ormai conosco e apprezzo, ma il simbolo in basso era leggermente diverso dal precedente capitolo. In “La doppia tela del ragno” la Casa Editrice ha utilizzato n/c per Nerocromo Editore. In “Nel fondo più profondo” il simbolo è diventato c/s che, sono andata a controllare, sta per Caosfera Editore. E dunque?
Dunque, non importa. Probabile che sia un semplice cambio di nome, ma in realtà la cosa non ha alcuna rilevanza. Ciò che conta è che lo stile minimalista e raffinato non sia mutato affatto. La cover è bella e d’impatto. Complimenti!
Editore: Caosfera Editore
Anno: 2019