LA STRADA MAESTRA CHE CONDUCE IN UN ALTRO MONDO
Mentre buona parte dell’Italia è intenta a celebrare “l’ultima estate in cui gli italiani si sono davvero sentiti uniti”, cioè quella dei Mondiali del 2006 e in particolare la semifinale Italia-Germania, Luis e Brando vagano nella notte che si addensa, apparentemente diretti a un concerto dei Brutal Truth. Luis è nervoso e a volte molto aggressivo. Brando si sforza di tenerlo sotto controllo, con risultati altalenanti. A un tratto Luis decide di fare una deviazione per andare a prendere un po’ di fumo dal Toro, un tizio che l’altro conosce ma con cui non vuole avere più niente a che fare. Luis però è irremovibile, e a Brando non resta che seguirlo all’interno di un’abitazione sperduta in mezzo alla campagna, dove sembra siano in corso i preparativi per una festa. Che si svolgerà di sotto, ai piani inferiori di questa casa apparentemente senza inizio né fine, dove “una volta entrato non sai quanto tempo ci metterai a uscire” e dove nell’attesa che la festa abbia inizio i due verranno travolti da un labirintico gioco di specchi deformanti in cui trovare la via si rivelerà sempre più difficile…
Tra le presenze borderline che affollano queste stanze oscure, immerse in una penombra da cui sembrano affiorare di volta in volta come dall’acqua d’uno stagno per poi scomparire di nuovo nel fondo (“Ero sicuro che mi sarei trovato in una caverna o in uno di quei locali annessi ai garage, invece eccomi in un’altra stanza. Sembra essere un salotto vero e proprio, ci sono anche delle finestre schermate dalle tende. Mi avvicino e vedo che sono finte, cieche. Che cazzo mi aspettavo di trovare? Siamo sotto terra, servono a ricreare una situazione di normalità in questa stanza, che è molto più piccola delle altre… Mi volto. È un tizio che non ho mai visto, vestito come se fosse arrivato da una lezione di catechismo…”) il vagabondaggio all’interno della casa di Luis e Brando si trasformerà in un onirico percorso di discesa interiore dagli esiti imprevedibili (“…quello che mi manca è sentirmi vivo, l’avere uno scopo nella vita, sentire quella sensazione tipo ‘volare’, e la cosa che mi terrorizza è che mi rendo conto che praticamente qualsiasi ragazza che incontro potrebbe tornare a farmi sentire così, ed è terribile come cosa, no? Che vuoto enorme e affamato mi devo portare dentro, se chiunque, indistintamente, saprebbe colmarlo? Fino a che punto sono arrivato?”).
Questa la storia raccontata da Marco Mazzucchelli e Danilo Oggionni in La notte delle croci e delle morti. Esteriormente il libro si colloca nel genere pulp e stilisticamente è anche un hard boiled con venature noir che rivisita efficacemente uno degli spunti cardine della narrativa di genere e non: la deviazione dalla strada maestra con conseguente temporanea e più o meno prolungata immersione in un mondo altro sotterraneo e distonico in cui le stesse leggi naturali e fisiche sembrano momentaneamente sospese e l’ombra della morte nella sua più profonda accezione di definitiva cancellazione della coscienza (o quanto meno d’una sua significativa riformattazione…) è sempre presente (come in Rosencrantz e Guildestern sono morti, il film di Tom Stoppard che vede ancora una volta una coppia d’amici alle prese con un iniziatico castello di Elsinore dei destini incrociati).
Un filone che conta nei due amici loro malgrado risucchiati dall’enorme e barocca cena di Trimalcione nel Satyricon di Petronio e nel soggiorno di Lucignolo e Pinocchio nel Paese dei Balocchi – con la successiva trasformazione in asini e poi la totalizzante ma tuttavia salvifica immersione nell’acqua (e nel ventre della balena) – due dei suoi antecedenti letterariamente più illustri (ma ad abbandonare la via maestra per inoltrarsi in un bosco popolato da mostri c’è naturalmente anche la Cappuccetto Rosso della favola di Perrault, fatta bocconi dal lupo e riportata alla luce dal guardacaccia armato di coltello; per non parlare degli innumerevoli soggiorni più o meno coatti in Paesi delle Fate di volta in volta accoglienti o sinistri, con relativa sospensione delle leggi temporali consuete e conseguenti traumatici ritorni dopo giorni che in realtà sono stati anni o anni che si rivelano per pochi giorni…).
Editore: L’Erudita
Anno: 2019