La bambina che non sapeva piangere

La bambina che non sapeva piangere

Sceso dal treno, lui che era più alto della maggior parte delle persone che lo precedevano, la vide: era appoggiata a una colonna della pensilina. Max alzò un braccio e lei gli rispose correndogli incontro. “Amore…” Si stavano baciando. Alle stazioni, si può. E’ consentito anche dal Galateo.

La prima volta che lessi Elda Lanza fu in occasione del suo primo libro “Niente lacrime per la signorina Olga” (ed. Salani). Quando chiusi il libro, la mia sola esternazione fu: “Beh, il contraltare femminile di Camilleri”. Quando invece ho finito di leggere quest’ultimo romanzo della Lanza, la mia esternazione la trovai mutata e diventò: “Cavoli, ma lei è l’Agatha Christie italiana”.

Innanzitutto è riuscita, con il tempo e con ben altri tre romanzi, a togliere dal classico cliché del commissario il suo protagonista Max Gilardi. Se nel primo romanzo era commissario, adesso Gilardi si dedica al suo studio legale a Napoli, come avvocato.

La trama è ben cadenzata, come nei migliori classici. L’avvocato Gilardi viene incaricato come difensore di Gilla Floris, star televisiva in decadenza,  che è stata trovata vicina al cadavere del padre il barone DeBrusset, sporca di sangue e con vicino una pistola. Gilla cade in uno stato vegetativo post-traumatico e Gilardi deve cercare di scagionare una persona che non lo può aiutare e che, logicamente, non conosce. Gilardi deve conoscerla tramite gli altri, gli amici ed i parenti … ma riuscirà l’eroe di Elda Lanza a fare luce su un caso che sembra perso fin dagli antefatti?

Ed è su queste idee semplici che Elda Lanza costruisce un geniale romanzo giallo (e questo lo aveva già fatto con il primo romanzo). La costruzione del libro ricorda un fiume, che si percorre e man mano che si avanza si vedono gli affluenti, altre storie che toccano il protagonista e che interessano marginalmente la trama gialla, ma l’eleganza della Lanza lo arricchisce senza barocchismi o pesantezza, completandolo.

labambinachenonsapevapiangereE sull’eleganza dell’autrice vorrei aprire una parentesi. Il libro è presente, fin dalle sue prime pagine si è immersi nella storia di Gilla, poi con garbo ed eleganza, Elda Lanza inserisce altre tematiche che non ingombrano ma aumentano il pathos e la speranza che alla fine, tutto quel divenire, diventi pace e calma per tutti.

Ne “La bambina che non sapeva piangere” c’è il giallo, la storia d’amore, l’ironia e l’eleganza ma c’è anche tanta psicologia e vi vorrei lasciare con un tema importante che l’autrice ha affrontato con raffinata classe: quando si abbandona qualcuno chi deve perdonare per primo? L’abbandonato o l’abbandonante?

Se non sapete dare una risposta o siete convinti che la vostra posizione sia giusta, vi consiglio di leggere questo libro … e magari chissà, cambierete opinione.

Edizione: Salani
Anno: 2015

5.0Overall Score

La bambina che non sapeva piangere

Sceso dal treno, lui che era più alto della maggior parte delle persone che lo precedevano, la vide: era appoggiata a una colonna della pensilina. Max alzò un braccio e lei gli rispose ...

  • Trama
    5.0
  • Suspense
    5.0
  • Scrittura
    5.0