
LA BELLA E CATTIVA AFRICA
di ANTONIA DEL SAMBRO
Ci sono le strade di fango, ma anche i colori accesi dei tramonti. C’è la difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena, ma quel cibo è anche squisito, pieno di sapori ancestrali, appagante. C’è l’Africa profonda con poca o scarsa connessione ma dove i social sono presentissimi e più giovani ne fanno un gran uso e ci sono tutte le contraddizioni di una terra rara dalle risorse infinite ma sfruttata, depredata, sventrata e “occupata” da secoli.
Eppoi c’è Jasmine che ha già guardato la morte e il Male dritti in faccia, prima da vittima, poi da sopravvissuta. Sopravvissuta alla crudeltà maschile, allo sfruttamento della sua persona e della sua anima, ma soprattutto sopravvissuta ai propri sogni.
Perché Free Queens parla appunto di sogni.
Anzi, parla di unico grande sogno: l’Europa.
È per questo sogno che Jasmine e le sue sfortunate “sorelle” subiscono e subiscono.
Schiave. Vuoti a perdere. Carne da macello. Sopravvissute.
Le più fortunate almeno. Quelle che possono raccontarlo.
E sarebbe troppo riduttivo e dequalificante per queste donne parlare solo della cattiveria e avidità dell’uomo bianco; la verità è che sei giovane, carina, ambiziosa e sognatrice il tuo destino nell’Africa più profonda è già segnato. Alle giovani ragazze africane con il cuore in Europa e le scarpe ancora nel continente nero è semplice e facile raccontare bugie, nutrirle di sogni, approfittare del loro bisogno estremo di essere qualcosa di più e qualcosa di altro.
L’incubo che li porta come innocenti vittime al macello parte proprio da casa loro, poi si traveste da manager di successo, infine da carceriere e boia.
Non c’è colore della pelle per il Male. Sono tutti colpevoli. Tutti carnefici. Tutti assassini.
Marin Ledun non racconta solo la condizione della donna in aree estreme del pianeta; racconta la condizione della donna in una società 2.0 dove il maschio non si è evoluto, non si è pentito, non è cambiato. Si è solo nascosto dietro le convenzioni sociali e gli articoli di legge più manifesti e macroscopici. Ma è solo apparenza, recitazione di fronte a un pubblico giudicante, camuffamento ipocrita e menzognero.
Le facce del patriarcato sono un caleidoscopio di schegge di paura.
C’è chi questo caleidoscopio riesce a non guardarlo mai e chi per la fascinazione di guardarlo soccombe.
Free Queens è un pugno allo stomaco necessario. Un noir denuncia. Una lettura propedeutica per guardare il Male negli occhi e riconoscerlo.
Ubagu, come casa editrice esordiente ma fatta da addetti ai lavori più che preparati da qualche parte doveva pur cominciare: ha cominciato da Marin Ledun.
E ai lettori non resta che allacciare le cinture.
TRAMA
«Il mio nome è Jasmine Dooyum. Tra poco compirò quindici anni, e voglio vivere». È durante un’inchiesta sulla prevenzione dell’AIDS nel mondo della prostituzione che la giornalista Serena Monnier incontra Jasmine, nigeriana, una sopravvissuta pronta a resistere a chi attirandola con promesse ingannevoli l’ha resa una schiava del sesso. Sconvolta, Serena parte per Lagos, determinata a ricostruire il viaggio di Jasmine e seguire le tracce di una vasta rete di sfruttatori, nello stesso momento in cui a Kaduna, nel Nord del paese, il sergente Oni Goje scopre i corpi di due giovani prostitute gettati nudi tra la spazzatura. Con l’aiuto delle attiviste di Free Queens, una ong che lotta per i diritti delle donne, Serena comprende rapidamente l’incredibile portata del racket criminale che prospera grazie al mercato del sesso. Quel che è peggio è che una multinazionale ne fa, sotto gli occhi di tutti, un’arma commerciale particolarmente efficace, vendendo i corpi delle donne per vendere meglio i propri prodotti. In questo thriller politico, ispirato a fatti reali, Marin Ledun ci mostra come la spinta ad arricchirsi porti l’uomo a ridurre l’umanità a un bene di consumo. Ma questa volta il cinismo capitalista e la corruzione politica dovranno fare i conti con l’incredibile coraggio delle donne, unite in difesa dei propri diritti e pronte a tutto pur di essere rispettate.
Traduzione: Marco Lapenna
Free Queens
LA BELLA E CATTIVA AFRICA di ANTONIA DEL SAMBRO Ci sono le strade di fango, ma anche i colori accesi dei tramonti. C’è la difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena, ma quel cibo è ...