Certamen 1246

Certamen 1246

POTERE E LACRIME

Siamo nel 1268, a Como. Il notaio Aielli – proveniente dal Friuli – giunge al convento dell’abate Ariberto a cui dovrà consegnare un plico misterioso e affidare un giovane di Aquileia, Zirìolo, protetto dal patriarca della città. Un anno dopo, quando il notaio torna al convento per riportare Zirìolo a casa, questi è scomparso, così come due giovani confratelli.

Ecco come inizia questa storia un po’ stile “Il nome della rosa”, ben scritta e col merito di trasportare il lettore nelle atmosfere del poco ospitale territorio a nord della già brulicante Milano dell’epoca.

Le nebbie, l’umidità, il sole che a fatica si fa strada e quel cielo azzurro lavato dalla pioggia che blu non diventa mai, sono descritti con stile sicuro, così come i ruvidi personaggi che vi si incontrano.

Su uno spiazzo tra gli alberi radi, dove il suolo era privo di arbusti e coperto da un fitto tappeto giallo e rossiccio di foglie, una vecchia magrissima, china su un fascio di sterpi, si affannava per legarli. “Beato chi è felice” bofonchiò udendo cantare e alzando la testa per guardare da dove venisse il canto. Le si vedevano le ossa  del cranio. Due orbite piene di freddo fissarono Zirìolo, che si sentì confuso.

La storia si dipana, inizialmente, tra il 1268 e quello precedente, chiedendo al lettore parecchia concentrazione per non perdersi nell’accavallarsi dei due momenti. Questo è il primo difetto del racconto, che non sempre marca confini ben precisi tra un passato prossimo ed un presente.

La seconda difficoltà che incontra il lettore è l’eccessiva verbosità: presto il racconto si aggancia alle vicende dell’imperatore Federico di Svevia a partire dal 1246 e ci si dilunga – con parecchie ripetizioni- sulle ragioni politiche che lo avevano spinto a prendere determinate decisioni. Questo fa perdere un po’ di vista l’obiettivo del racconto, annacquando la suspense.

Si attendono gli eventi che tardano a svilupparsi e non resta che rimanere al fianco del notaio Aiello il quale, impaziente ma impotente, non può far altro che conversare con tessitori, abati e giovani ostesse per scoprire dove può essere finito il ragazzo che deve riaccompagnare a casa.

Nel frattempo, ci addentriamo sempre più nella storia parallela di accadimenti antichi, quando l’abate (divenuto tale non per chiamata divina, ma per ordine dell’imperatore Federico) si era trovato invischiato in trame oscure e pericolose per fedeltà al sovrano.

Alla fine, tutto si chiarisce e risolve, ma una lettura un poco meno sfaccettata avrebbe facilitato il compito del lettore il quale, va detto, ha ora un’idea più approfondita e completa di quello specifico periodo storico, ma anche un vago senso di vertigine.

Editore: Besa Editrice
Anno: 2020