Assassinio a Villa Borghese

Assassinio a Villa Borghese

UN ATTO D’AMORE PER LA CAPITALE E LE SUE PASSIONI

Debutto nella narrativa noir per l’autore Walter Veltroni, già sindaco di Roma, direttore dell’Unità e ministro per i Beni e le attività culturali, Assassinio a Villa Borghese – col quale la Marsilio Editori ha deciso d’inaugurare la collana Lucciole di tascabili contemporanei è un giallo smilzo che scorre veloce, schierando un riuscito manipolo di personaggi cui toccherà di far luce su quello che a prima vista sembrerebbe un omicidio rituale dalle modalità particolarmente efferate compiuto da uno, o più, fanatici d’incerta provenienza (potrebbe entrarci il satanismo, ma anche il terrorismo o la semplice pazzia) sullo sfondo classicamente arioso d’uno dei più fascinosi e frequentati parchi pubblici della capitale.

Qui, appunto a Villa Borghese, polmone verde nel cuore del centro storico, la massima autorità cittadina ha deciso d’aprire un nuovo commissariato: e a dirigerlo, dopo un opportuno avanzamento di grado in cui ormai non nutriva più speranze, è chiamato l’ispettore superiore Giovanni Buonvino, cinquantenne frustrato e disilluso cui un banale lapsus di vent’anni addietro ha stravolto vita e carriera.

Informato infatti da una soffiata d’un raduno di camorra a un indirizzo in via Fratelli Bandiera, durante la festa per la cresima del figlio d’un boss, Buonvino ha mandato invece i Nocs in via Fratelli Cairoli, causando l’infarto della suocera del prefetto e un duraturo shock al figlioletto di questi, pure lui intento, per un’impensabile malignità della sorte, a festeggiar la cresima con amici e parenti. Di qui, la fine del suo matrimonio con la bella Lavinia e un’apparentemente eterna condanna al ruolo di passacarte nell’angusto ufficetto dai muri sbrecciati detto il Barattolo.

Accompagnata come spesso accade dalle meschine ironie di superiori e colleghi, l’insidiosa promozione a commissario dei ladri di merendine viene tuttavia accolta con gioia dal protagonista, stanco d’una routine di giorni sempre uguali e deciso a trarre il meglio dalla nuova situazione e pure dai magnifici sette, l’eccentrico gruppetto di collaboratori che il selettivo malanimo del perfido selezionatore Razzetti, untuoso sottoposto del primo dirigente, ha minuziosamente messo insieme: e divertenti, nel libro, sono le schede che Buonvino compila di suo pugno per ciascuno dei nuovi collaboratori, dai gemelli inseparabili – che vanno in ansia se, appunto, li separano – all’agente narcolettico, passando per il giovane buddhista triste e per la splendida, intelligente e insicura sosia della Fenech, la bella attrice delle commedie all’italiana anni ’70.

Al commissario e ai suoi magnifici sette, dopo l’inizio fin troppo sonnacchioso in un’assolata mattina di metà maggio – avvio alla camomilla che sembra dar ragione all’opinione comune secondo cui “a Villa Borghese non succede mai niente” -, toccherà d’investigare sugl’impensabili accadimenti che hanno portato, in una bella notte ormai quasi estiva, ad abbandonare sull’erba ben curata del parco il cadavere smembrato e senza testa d’un bambino di appena tre anni…

Come già accennato esordio nel mystery per Veltroni e suo atto d’amore per la capitale, Assassinio a Villa Borghese è anche un riuscito compendio breve delle passioni del suo autore, dal cinema alla musica – con le citazioni da C’eravamo tanto amati di Scola e da Disperato erotico stomp di Dalla, due tra le tante, e con la soluzione finale che strizza l’occhio a un classico di Dario Argento… – passando per il calcio (i due gatti di casa che si chiamano Gullit e Rijkaard) e la letteratura (con l’Enrico IV di Shakespeare e Le Ricordanze di Leopardi).

E con le conversazioni che Buonvino intrattiene sovente col poster di Nik Novecento, ve lo ricordate? È stato un bravissimo attore dei film di Pupi Avati ed è morto a soli ventitré anni, per un infarto:

Gli piacevano, di quel ragazzo magro e con la faccia allungata, la timidezza, la fragilità, la sua indecisione di fronte a ogni cosa. La sua evidente bontà d’animo. Aveva letto che il cuore di Nik era scoppiato quando aveva ventitré anni, per troppa felicità. La vita lo aveva lasciato quando tutto, dopo tante sofferenze, stava andando benone. Come se la felicità gli fosse insopportabile, forse perché a lui sconosciuta…

Editore: Marsilio
Anno: 2019