LA RIVOLUZIONE DEL NOIR AFFONDA LE RADICI
É forse giunto il momento di rivoluzionare il noir? È forse ore di allentare i canoni classici del genere per dare nuova linfa ed energia ad un genere che sta conoscendo il suo periodo d’oro? Secondo me sì, ed aprirei questa nuova frontiera del noir con lui, Enrico Macioci ed il suo romanzo edito da SEM “Tommaso e l’algebra del destino”. Un romanzo intenso e sconvolgente, un continuo arresto del cuore fino all’epilogo.
Il romanzo di Macioci parla di vita quotidiana, parla di una coppia con i propri problemi e parla di un bambino di cinque anni e mezzo, intrappolato in macchina il 14 agosto che é il protagonista Tommaso Rovere. Macioci ci offre un quadro della quotidianità mescolato di coincidenze e fati avversi. Un caleidoscopio di personaggi che ruotano intorno al perno centrale del titolo, Tommaso. Un perno che deve sopportare il peso di una società e delle sue schizzofrenie.
159 pagine da leggere in un fiato, una trama molto statica, la maggior parte di essa si svolge all’interno dell’auto e nella famiglia di Tommaso, che trova completezza in questo numero ideale di pagine. Questa è la perfezione del soggetto. Nessuna sbavatura, mai. Il ritmo giusto del capitolo che non chiude ma sospende il battito del lettore, l’estenuante ricerca della fine nasce alla pagina 20… Da lì il lettore si trova incastrato in un gioco di attesa e di scoperta, di fanatismo verso il piccolo Tommaso. Verso tutti i personaggi alla fine il lettore sviluppa un sentimento. E Macioci lo sa.
Un protagonista di cinque anni e mezzo che ci apre la sua testa, il suo pensiero, obbligato a stare lì su quel seggiolino, chiuso nella macchina del padre. Un personaggio kafkiano seppur giovanissimo. A tratti ricorda Samsa e la sua necessitá di adattarsi alla sua nuova condizione, recuperare la sua condizione perduta. La condanna alla solitudine, dettata dai passanti che non lo degnano di uno sguardo, ricorda lo scarafaggio che si nasconde per non spaventare la sorella dopo la sua “metamorfosi”.
Tommaso Rovere, l’insetto kafkiano, ha intorno a se delle belve che lo vengono a trovare e che vivono intorno a lui, ha suo padre, sua madre, i suoi nonni, tutti intenti a vivere le proprie vite. Tutti intenti a portare avanti i loro istinti finale. Fino all’ultima riga del noir di Macioci. Molto interessante anche la narrazione che è in 3° persona e alla fine di alcuni capitoli diventa colloquiale con il lettore, donando un tono confidenziale.
Macioci sta aprendo una nuova corrente del genere. Un gioco di luci e ombre. Un chiarore alternato, una speranza tra noi e la belva che c’è dentro di noi.
Il 14 agosto del 2014 Tommaso Rovere, cinque anni e mezzo, fu vittima di tante piccole sfortune che sommate tutte insieme comportarono una sfortuna molto grande. La piccola sfortuna fu che il nonno si ammalò, la nonna dovette accudirlo e Tommaso non poté andare a casa loro. Il nonno, un operaio in pensione, era una roccia; ma aveva la brutta abitudine di lavorare in canottiera nell’orto e poi esporsi alle correnti d’aria senza coprirsi, così alle cinque del mattino di quel 14 agosto – un giorno torrido – si svegliò con la febbre a trentanove.
Editore: SEM
Anno: 2020