DE CATALDO INVENTA IL GIALLO RISORGIMENTALE
Addio, mia bella, addio: l’armata se ne va; se non partissi anch’io sarebbe una viltà!
Uno dei canti risorgimentali più noti, “L’addio del volontario toscano che parte per la guerra d’indipendenza” conosciuto da tutti come Addio mia bella addio racchiude appieno lo spirito che animava i giovani italiani, intellettuali e non, a metà del 1800. Lo stesso spirito così abilmente descritto da Giancarlo De Cataldo in questa sua ultima fatica letteraria.
Il Risorgimento italiano è stato, come anche decenni dopo la Resistenza, un grande movimento corale che riuscì a unire donne e uomini di ogni parte della Penisola e anche persone illuminate che provenivano da oltre confine. E pure se le leggende che vogliono Mazzini e Garibaldi non proprio amici e anzi antagonisti, si sono moltiplicate nel tempo, è innegabile che intorno alle loro figure si sia costruito un moto di indipendenza fortissimo. Un sentimento nazionale che tra incontri carbonari e battaglie sul campo ha portato all’Unità di Italia come la conoscono i contemporanei.
Respirare quel sentimento, quell’amore di Patria, quei valori di unità e indipendenza, portati avanti soprattutto da giovanissimi, e insieme gustare un giallo dove non mancano i colpi di scena e le indagini su un delitto che scuote l’intera nobiltà romana del tempo e non solo, è una esperienza di lettura sublime e incantevole.
De Cataldo è un talento indiscusso, ma in questo suo ultimo romanzo si supera perché offre a tutti i lettori qualcosa di unico e palpitante: il melodramma italiano ottocentesco. Quello dove passione, amor patrio, azione e suspense si intrecciano così armoniosamente da lasciare meravigliato chi legge, una pagina dopo l’altra.
Pietra angolare dell’intera storia il maggiore dei Regi Carabinieri, Emiliano Mercalli di Saint Just, l’originale e passionale investigatore che i lettori di De Cataldo hanno già avuto modo di conoscere e apprezzare nel precedente romanzo, Nell’ombra e nella luce.
Saint Just è il vero animatore della narrazione che parte dalle sue personali vicissitudini amorose e sentimentali per snocciolarsi, poi, nell’efferato delitto del principe romano Ottaviani-Augusti, di cui è sospettato il giovane torinese Aymone Fleury, amico fraterno del nuovo sovrano, e che lo stesso maggiore ha il compito di riportare in Piemonte.
In una Roma dove il Papa è scappato per non affrontare la guerra civile che sta preparando Mazzini e i suoi fedelissimi, e dove la stessa promessa sposa di Emiliano si sta impegnando per il sogno dell’Unità nazionale, il maggiore Saint Just dovrà far fronte a più di una bega, dimostrando l’innocenza di Fleury e riportandolo sano e salvo in Piemonte. Possibilmente insieme alla sua promessa sposa, diventata, intanto, una mazziniana a tutti gli effetti e perciò momentaneamente, poco interessata a questioni matrimoniali
Al di là della trama, sapientemente articolata e narrata, quindi, a rendere Quasi per caso un giallo come non c’è n’è pari, sono i personaggi descritti e presentati da De Cataldo, uomini risorgimentali davvero esistiti quali Mameli, Bosi, Mazzini, Garibaldi, Cattaneo, Cavour, Vittorio Emanuele II, Carlo Pisacane, papa Pio IX, e tanti altri che hanno fatto la storia della Penisola italiana. Solo che invece di incontrarli nei tradizionali libri di storia, i lettori possono gustarseli in un giallo che li presenta nella loro dimensione più umana e singolare: Mazzini che suona la chitarra accompagnando una giovane e attraente attrice teatrale, il re Vittorio Emanuele II ancora giovanotto e preso dallo stesso entusiasmo sia per le questioni politiche che quelle dell’alcova, Cavour che si lascia andare a battute di spirito al limite della perfidia più pura. Insomma, gli uomini che hanno fatto l’Unità di Italia come i lettori non li hanno mai visti, in più in un giallo dal ritmo incalzante e scritto da una delle penne più belle del nostro tempo.
Recensioni precedenti
L’agente del caos
Sbirre
Editore: Mondadori
Anno: 2019