Possessione

Possessione

NEL DOPPIO REGISTRO DEL THRILLER DI ROBERTA MELLI

Mentre la giovane psichiatra Isabella Corato e il suo compagno Sergio, entomologo forense, sono coinvolti in un’indagine che vede una banda d’assassini seriali terrorizzare gli abitanti di Trento, emulando le gesta d’un altro gruppo che ha ucciso nella stessa zona circa trent’anni prima, nell’ospedale in cui lavora Isabella una bambina apparentemente posseduta dal demonio mina le positivistiche certezze dei medici…

Comincia così Possessione, l’ultima fatica della vicentina Roberta Melli – che a Vicenza insegna biologia e chimica al liceo, oltre a essere una grafologa criminologica – edita da Leone Editore (dopo Senza tregua e In vetta al mondo).

Thriller ben fatto dall’elevato potenziale di suspense (forse un po’ penalizzato, quanto a décor esteriore, da una copertina davvero poco evocativa), Possessione gioca su un doppio registro di narrazione, alternando con meticolosa precisione la storia della piccola Anna, ricoverata d’urgenza al San Bortolo di Vicenza nel reparto psichiatrico dove lavora la protagonista – la bambina, appena undicenne, sembra esser vittima d’una forma particolarmente grave di disturbo dissociativo della personalità e ospitare in sé, oltre a una bestia assetata di sangue che punta dritto alla giugulare di chiunque sia così incauto da avvicinarla, una sorta di demone incline a parlare con voce da uomo e a imprecare in greco antico… – e gli efferati omicidi che si susseguono nella zona ricalcando appunto, soprattutto nella firma The Wolf tracciata col sangue stesso delle vittime, un’analoga storia di decenni prima.

Omicidi sui quali Sergio verrà chiamato a dare il proprio contributo d’esperto in entomologia per cercar di scoprire tempi e modalità delle diverse esecuzioni: interessanti nel libro le sue spiegazioni sullo sviluppo delle larve nei corpi morti, che un approccio lucidamente scientifico fin nel linguaggio salva efficacemente dal sospetto d’una dubbia, gratuita attrazione per il macabro.

Due percorsi paralleli, dunque, quelli di questa giovane coppia di scienziati, che tuttavia sembreranno infine convergere verso un’unica, agghiacciante ipotesi investigativa… Sullo sfondo l’ombra a tratti quanto mai concreta delle possessioni diaboliche, di cui com’è ovvio la protagonista è incline a respingere l’esistenza ma con cui sarà infine costretta a confrontarsi per cercar se non altro di escluderne la possibilità riguardo al caso della piccola Anna, occhi azzurri attraversati da una nube nera e fisico sottile apparentemente incapace di sostenere le spaventose performance al limite del sovrannaturale che la ragazzina periodicamente mette in scena.

Un caso, quello della giovanissima paziente, che Isabella riuscirà infine a risolvere, dissotterrando e portando alla luce l’orrore che l’ha generato – un orrore, come spesso accade, quanto mai vicino, domestico, terreno, lontano dal fascino oscuro del Male agghindato in corna e zoccoli e tuttavia perciò stesso ancor più spaventoso, sinistro, ossessionante – ma che si negherà a una soluzione compiutamente, definitivamente razionale, illuminata, scientifica, celandosi in quell’ombra scura che sembra sprigionarsi dalla bimba come uno spirito nefando…

Interessanti in Possessione i personaggi minori, per tutti la giovane Serena, la cugina di Anna che la psichiatra, in dubbio sulle dinamiche familiari del nucleo da cui proviene la piccola, contatta per cercar di capire cosa possa aver innescato la patologia di cui soffre quest’ultima (davvero inquietante il confronto tra le due) e l’enigmatico, austero professor Pietribiasi, il primario del San Bortolo dispensatore di perturbanti divagazioni filosofiche e stranianti aforismi. Un po’ meno riuscito invece il fin troppo disinvolto e frequente ricorso a una terminologia apertamente medica forse non sempre intonata alla narrazione e responsabile di qualche calo di tensione.

Suggestive infine le corse in bicicletta d’Isabella alla volta dell’antico convento dei Servi di Maria del Monte Berico, sui colli vicentini avvolti dalla nebbia, dove all’angosciata protagonista verrà suggerita per la prima volta un’efficace prova del nove per determinare la presenza o meno d’una mistificazione, pur involontaria, da parte della piccola paziente.

Il tutto proprio in un luogo apparentemente lontano dall’esigenza o dall’attenzione a scientifiche certezze e che tuttavia di fatto si dimostrerà decisamente più pragmatico, in questo suo approccio all’occulto perfezionato nei secoli, di quanto la giovane psichiatra abbia immaginato…

Il sacerdote si fermò a scrutare con attenzione la reazione d’Isabella, visibilmente frastornata e delusa. Tutto il suo impianto teorico si era infranto sotto il peso di poche, semplici parole… Era lei che veniva sottilmente accusata d’incompetenza, oppure quegli uomini di chiesa avevano capito che voleva sfruttare il loro sapere per poi smentirli?

Precedenti recensioni: In vetta al mondo

Editore: Leone editore
Anno: 2019