Penelope Poirot e il male inglese

Penelope Poirot e il male inglese

Poirot, in qualsiasi modo io lo trovi, mi rievoca sempre la mia passione adolescenziale per Agatha Christie, ma qui non parliamo del noto Hercule ma dell’eclettica nipote Penelope.

Dicono, ma sono loro a dirlo, che noi case invecchiamo, moriamo se non veniamo abitate. E chi sono loro, per credersi più vivi dei rampicanti, degli insetti e della polvere? Come se non producessero polvere, loro: sfogliandosi un giorno via l’altro, molto più di quanto io perda intonaco e stinga. Sono convinti che grida e chiacchiere, respiri e sospiri siano più vivi del canto dei grilli e dello scricchiolio di un pavimento. Ignoranti.

Penelope ha nuova vita, non è più la critica gastronomica ma un affermata scrittrice, il suo libro “Una nipote” ha scalato classifiche e adesso che è una firma dei rotocalchi si appresta a ripercorrere il Grand Tour. Prima tappa Portofino, che le riserva una sorpresa. La villa Travers, luogo di suoi grandi ricordi adolescenziali, dopo 10 anni di abbandono ha riaperto i battenti. Penelope e Velma, la fidata segretaria nonché vittima di Penelope, vengo accolte a Villa Travers,  ma è tra le calde lenzuola dei ricordi che si celano i drammi di una famiglia che non ha ancora trovato pace.

Becky Sharp ci regala una nuova avventura, una trama molto classica, d’ispirazione d’antan, ma con un colore gotico di fondo molto prepotente che rende il tutto moderno e originale. A differenza del primo romanzo qui la trama è più serrata e Becky riesce a tenere incollato il lettore con tutte le vicende dei Travers e dei suoi ospiti. Le protagoniste raggiungono vette altissime di affiatamento e di profondità, sempre più a nudo davanti ad un lettore che le conosce già dalla loro prima avventura. La storia è congegnata nei minimi dettagli e richiama molto la classicità di questo genere, ma il finale è il tocco di modernità e maestria che Becky Sharp sferza lasciando il lettore avvolto in una scrittura trascinante e ponderata.

La suspense è presente, come deve essere in ogni romanzo giallo che si rispetti, ma è anche scandita dalle immagini che Becky utilizza per indurre il lettore verso un nuovo stato d’animo. Le nuvole si affacciano su un settembre del 1996 portando con sé un carattere cinematografico.

In 300 pagine, che si leggono d’un fiato (io le ho lette in un pomeriggio) Becky Sharp crea momenti di ironia e momenti poetici e li mette sulla bilancia in modo da creare un alternarsi continuo di parole e tanta musicalità. In un mondo dove tutti scrivono e il genere giallo è alla portata di tutti, ecco una voce diversa, che mette in secondo piano la trama e dà voce alla scrittura. L’uso delle parole, delle immagini, degli escamotage narrativi utilizzati da Becky rendono questo romanzo un viaggio tra sorrisi e riflessioni.

Becky Sharp ci porta nel male inglese, quella che per molti era malinconia, quella che oggi è depressione, nel romanzo è la mancanza di vita, ma non nel senso letterario del termine, la mancanza di una vitalità che i soldi non garantiscono e non possono offrire.

Se vi è piaciuta la prima avventura di Penelope non potrete esimervi da leggere anche questa e apprezzerete queste nuove sfumature di Becky, se non l’avete mai letta perché non vi piacciono i gialli, o perché siete troppo attaccati al vecchio Hercule, leggete questo romanzo e alla fine vi rimarranno nel cuore, le frasi, le immagini e la musica di questo romanzo e non vi ricorderete più che di cognome Penelope fa Poirot.

Musica consigliata: Dancing Barefoot di Patti Smith, che parla dell’amore per il prossimo, parla dell’amore per la terra e per tutto quello che ci circonda. Che sia questo il segreto per guarire dal male inglese?

Editore: Marcos y Marcos
Anno: 2017

5.0Overall Score

Penelope Poirot e il male inglese

Poirot, in qualsiasi modo io lo trovi, mi rievoca sempre la mia passione adolescenziale per Agatha Christie, ma qui non parliamo del noto Hercule ma dell'eclettica nipote Penelope. Dicono, ma ...

  • Trama
    5.0
  • Suspense
    5.0
  • Scrittura
    5.0