L’AFRICA ANCESTRALE CHE FA ANCORA PAURA
“Preferirei essere una superba meteora, ogni mio atomo esploso in un magnifico bagliore, piuttosto che un sonnolento e perseverante pianeta”.
Una delle frasi più celebri di London Woodoo, film di Robert Pratten del 2007, è detta proprio dalla protagonista della pellicola, Sarah, che tramite la magia nera e l’oscura forza che si sprigiona da essa e dai sui rituali macabri e feroci diventa sensuale e pericolosa allo stesso tempo. E così attraverso l’erotismo più estremo che avrebbe dovuto salvare il suo matrimonio finisce solo per diventare un essere pericoloso e violento.
Rituali di magia nera, che passano attraverso credenze popolari e ancestrali, fanno anche da sfondo al giallo di Unity Dow, L’urlo dell’innocente, pubblicato in Italia dalle Edizioni Le Assassine, un romanzo intenso e unico nel suo genere la cui vigorosa narrazione cattura il lettore fin dalle prime pagine.
Lo sfondo è il Botswana, e più precisamente un piccolo villaggio di quella parte dell’Africa dove si preferisce ancora nascondere reati e misfatti per ignoranza o per paura. Qui può succedere di essere strappati dalla propria famiglia e dai propri affetti anche da bambine per soddisfare la sete di potere e di virilità di uomini corrotti, pazzi, violenti e che si credono al di sopra delle leggi umane e divine.
In questo posto ancestrale ed estremo sparisce una bambina. Una piccola creatura piena di vita, di sogni e di amore verso la sua famiglia e i suoi amici. Una bambina con ancora tutta la propria esistenza da vivere. Le autorità locali fanno indagini sommarie e false e chiudono il caso concludendo che è stata sbranata da bestie feroci. La famiglia però intuisce che ci sono davvero molte cose che non tornano e non si dà pace. Ma nonostante l’immenso dolore e il sesto senso della madre, i familiari della bambina hanno le mani legate. Ed essendo poveri, isolati, e senza altre risorse a loro disposizione finiscono per subire il loro destino.
Ma il destino a volte si ricorda di essere anche dalla parte dei più deboli e nel villaggio fa arrivare una giovane infermiera per un tirocinio nell’ambulatorio del posto. La donna per puro caso, sul luogo di lavoro, trova una scatola con una etichetta misteriosa. Nella scatola c’è la verità su quanto accaduto alla povera bambina e anche la firma dei sanguinari colpevoli. La determinazione e il desiderio di giustizia di un gruppo di amici fanno il resto e la rettitudine e l’equità arrivano a lambire anche il villaggio del Botswana.
L’urlo dell’innocente va oltre il tema della violenza sulle donne e affronta con una lucidità agghiacciante il tema del potere che il più delle volte si lega inevitabilmente con la vessazione del più debole e con la consapevolezza di poterla fare franca in nome di un diritto autoconcesso e autoproclamato.
Unity Dow nel suo interessantissimo romanzo pone l’accento proprio su questo: la hybris umana che viene punita dalla tisis divina. E non importa quanto tempo occorra, alla fine le urla degli innocenti vengono sempre accolte.
Molto riuscita in questo libro è anche la costruzione dei personaggi che vengono posti dall’autrice su due piani netti e differenti in modo tale che per l’intera narrazione non ci siano mai dubbi di sorta nel lettore. Il Bene e il Male. In mezzo non c’è niente perché i compromessi non sono ammessi.
Un giallo toccante che fa conoscere nel migliore dei modi una scrittrice brava e ispirata.
Traduttore: Marina Grassini
Editore: Le Assassine
Anno: 2019