La bestia a due schiene

La bestia a due schiene

TRA SHAKESPEARE E JACK LO SQUARTATORE

Inutile dirlo, lo avrete capito leggendo la mia precedente recensione di Giada Trebeschi (Il vampiro di Venezia), ho una passione smodata per questa scrittrice che riesce ad unire un genere che amo, il giallo, e la storia, l’affascinante storia con la S maiuscola. E come la racconta lei la storia, in pochi la sanno raccontare. Con questo romanzo “La bestia a due schiene”, pubblicato dalla Oakmond Publishing, Giada Trebeschi ha fatto un altro centro.

Se devo poi fare un raffronto stilistico tra il Vampiro e questo devo ammettere che Giada è cresciuta nella creazione della suspense. Qui, forse favorevoli i fumi di una Londra vittoriana, è riuscita a distaccarsi dal giallo e volgere lo stile verso il thriller rendendo il suo romanzo un vero e proprio page turner. Ma come ci è riuscita? Se vogliamo analizzare gli ingredienti, ne ritroviamo pochi ma sapientemente mescolati. Ambienta il romanzo in un epoca affascinante per Londra, l’epoca vittoriana. E sceglie un anno ben preciso: 1888. L’anno di Jack lo Squartatore. Inserisce molti personaggi dei quali fa un’approfondita analisi psicologica e sociale (una versione dark di Agatha Christie). Parte con un mistero, dalla facile conclusione, e ce ne rivela molti altri per condurci verso un altro omicidio.

Il giallo nel giallo, la storia nella storia e le persone nella loro reale versione dell’epoca. Ecco cosa fa la scrittrice in questo romanzo, lascia da parte la Storia e la mette a sfondo dei comportamenti sociali. Il tutto intorno alla creazione di uno spettacolo teatrale che porta in segna Othello, l’opera di Shakespeare, che mette in scena tutti i limiti dei protagonisti di Giada Trebeschi, la diversità, la gelosia, il bene ed il male.

Un opera in un opera. Il romanzo di Giada Trebeschi diventa un enorme matrioska con al centro il lettore, che cerca di togliere per svelare la verità. Un romanzo per chi ama i thriller e per chi voglia capire come si viveva nell’epoca vittoriana.

L’avrebbe legata, incatenata al letto. Una catena pesante e nera come il dolore mai sopito che gli spandeva nel petto ogni volta che pensava a lei. Guardava il soffitto e meditava su come rinchiuderla. L’avrebbe imprigionata in una delle stanze del palazzo, una prigione di broccato e velluti, una stanza blu e argento con, al centro, un grande letto a baldacchino sul quale l’avrebbe torturata.

Editore: Oakmond Publishing
Anno: 2020