Il giardino di bronzo

Il giardino di bronzo

LA SPIRALE MALIGNA DEL DESTINO DI UN UOMO

Ci sono storie che se non fossero state scritte da bravi autori e confezionate con grande maestria non si avrebbe affatto il coraggio di leggerle. Il romanzo di Malajovich travalica di molto il noir per diventare un banco di prova per i moderni lettori che come i pochi letterari del Medioevo, alle prese con le Sacre Scritture, si ritrovano a leggere di catastrofi e punizioni “riservate” a un solo e unico uomo a cui il destino ha deciso di togliergli praticamente tutto, compresa la speranza.

Fabiàn Danubio, novello Giobbe dell’Antico Testamento, è ben lungi dall’essere baciato dagli dei con una figlioletta scomparsa nel nulla insieme alla sua babysitter e una moglie suicida. La sua disperazione è immensa e affatto commisurata alle sue inesistenti colpe. E quindi perché tutto il suo mondo gli si è sbriciolato sotto i piedi? È qui che l’autore fa il salto e trasforma il thriller in qualcosa di ancora più oscuro e inquietante. Non ci sono colpe da espiare, né conti in sospeso con la vita è né tantomeno un contrappasso giustificabile. Fabiàn è solo una vittima, un uomo a cui il destino ha deciso di far assaporare la disperazione in ogni sua forma.

E per colmo di sventura o per abilità autoriale la figlioletta scomparsa si chiama Moira: ovvero il Fato nell’antica mitologia greca.

È allora se è sorte e se è tutto già scritto per Danubio non merita arrendersi subito?

No, la resa non è prevista. Gustavo Malajovich è nato sceneggiatore e come tutti i personaggi della sua categoria che si rispettano ha l’asso nella manica. Ha il deus ex machina in grado di fargli perlomeno immaginare la luce in fondo al tunnel delle tenebre che lo stanno fagocitando da tempo.

Le indagini sulla piccola Moira si sono arenate quasi all’inizio, per imperizia e per superficialità. Le piste non c’erano e la bambina con la sua tata sembravano davvero essere state inghiottite dal vuoto cosmico. Però le cose non stanno proprio così e quando un investigatore privato, attirato dalla consistente cifra promessa da Fabiàn per chiunque avesse ritrovato la figlia, si fa avanti con idee precise e tracce concrete, Danubio ci si attacca anima e corpo e in lui rinasce la determinazione che sembrava affievolita del tutto. È la svolta?

In realtà l’abisso nero e periglioso è profondissimo e le piccole scoperte gettano ancora più nel panico l’uomo che comprende quanto il Male sia molto più brutto di quanto di solito lo si descrive.

Malajovich ha di fatto conclusa una delle sue sceneggiature più sofisticate e articolate tanto che la serie noir dedicata a Fabiàn Danubio è già diventata una fiction targata Netflix ma il libro rimane sempre una cosa a parte. Un percorso unico dove la storia ha già tutte le immagini scritte.

E anche nei più piccoli particolari.

Traduzione: Pierpaolo Marchetti

Editore: SEM
Anno: 2019

4.3Overall Score

Il giardino di bronzo

LA SPIRALE MALIGNA DEL DESTINO DI UN UOMO Ci sono storie che se non fossero state scritte da bravi autori e confezionate con grande maestria non si avrebbe affatto il coraggio di leggerle. Il ...

  • Trama
    5.0
  • Suspense
    4.0
  • Scrittura
    4.0

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