Il colbacco di Sofia

Il colbacco di Sofia

ALTRO CHE FORMULE MORTALI, MORLUPI HA TROVATO LA FORMULA DEL BUON ROMANZO

Povero commissario Ansaldi, costretto ad affrontare tutte le sue fobie, l’ansia e l’insonnia per recarsi ancora una volta all’estero.  Almeno, nell’indagine precedente, aveva sì dovuto prendere l’aereo e dormire in letti estranei, ma la sua meta era stata la splendida Corsica. Cielo, sole, mare, temperature gradevoli avevano contribuito a un disagio contenuto. Contenuto per quanto possibile, trattandosi del più improbabile funzionario di polizia che abbia mai incontrato. Tuttavia, nonostante le dosi massicce di ansiolitici, antipiretici, antiqualsiasicosavivengainmente, Ansaldi è uno in gamba e quando gli viene richiesto di recarsi in Bulgaria per un’indagine, lui obbedisce. Certo, quando scopre che a Sofia, la sua meta, la temperatura media è di 20 gradi… sottozero, diciamolo, un po’ impallidisce.

È il secondo romanzo con protagonista il commissario Ansaldi e ho iniziato a leggere con qualche timore. A volte, dopo un esordio brillante, la storia si appanna e rischia di rovinare pure il gusto della prima. Ma, per fortuna e per la bravura dell’autore, così non è stato.

Ho ritrovato la stessa atmosfera di Formule mortali, quel serpeggiare di un male folle e perverso che rende aspro il sapore delle parole di Morlupi. Con una particolarità. Questa volta la distinzione tra bene e male è sfumata. Anche tra coloro che sono dalla parte dei buoni è dato ampio spazio alla violenza, all’aggressività e al peccato. Mi riferisco alla controparte bulgara di Ansaldi, il funzionario la cui figura viene tanto esasperata dall’autore da far compiere un giro a 360° a quell’improbabilità che era appartenuta all’Ansaldi con le sue paure poco consone al ruolo.  Il commissario Dimitrov è talmente esagerato da diventare reale. Sensazione difficile da spiegare, se non si legge il romanzo. Alla fine, il cerchio si chiude.

Ho assai apprezzato l’evoluzione che l’autore ha fatto compiere ai suoi personaggi, il background che è andato ad approfondire per spiegarci meglio ciò che sono, la caratterizzazione di ciascuno di loro, il ricordo commovente dell’agente Caldara, ucciso nella prima storia e qui fatto tornare per ricevere l’affetto che meritava. Mi è piaciuta molto l’ambientazione a Sofia, resa unica dal freddo terribile che mi ha fatto vivere nonostante il caldo dell’estate, ho goduto la raffinatezza e la complessità della trama. E, da amante del thriller, più di tutto mi è piaciuta la tensione che percorre ogni pagina e ti costringe ad andare avanti, anche se il cane ulula e il marito protesta.

Allora perché non gli ho dato il massimo nella mia valutazione?

Sarebbe potuto essere un capolavoro. Ma l’uso troppo ripetitivo di alcuni vocaboli, il ricorso a modi di dire comuni e i numerosi refusi hanno influito negativamente sui miei voti. Non so, ho avuto l’impressione che ci si sia voluti affrettare a terminare il romanzo senza prendersi il tempo necessario a raffinarlo. Per me, che sono una ossessiva correttrice di bozze, un vero peccato! Ma confido nel prossimo che l’autore già ci ha promesso sul chiudersi della storia.

Le altre recensioni di François Morlupi: Formule mortali.

Edizione: Edizioni Croce
Anno: 2020