ARRENDERSI NON E’ CONTEMPLATO
Il romanzo di esordio di Vincenzo Galati non è un giallo, non è un thriller e neppure un noir. Anzi, a tratti ha delle pagine divertenti e dei personaggi talmente singolari che non si può fare a meno di sorridere di loro. Eppure la parte tragica c’è. È quella di una società trasformata in pozzo senza fondo del consumismo e del profitto dove si rischia di diventare invisibili già a venti anni. Figurarsi se di primavere se ne qualcuna in più e se a farti la guerra è un imprenditore senza scrupoli che vuole cacciarti di casa e abbattere il tuo palazzo e tutta quella porzione di vita e ricordi custoditi dentro come a una cassaforte da banca svizzera perché ci tieni più che a te stesso.
Chi non muore racconta di questo. Della lotta pervicace e senza paura di due anziani che non solo non hanno nessuna intenzione di morire ma che si ritrovano a essere spalleggiati da tante persone che hanno fatto della disobbedienza civile la loro ragione di vita.
Sì probabilmente Galati ha marcato un po’ la mano sui coprotagonisti del romanzo cedendo a qualche cliché di troppo ma la narrazione in ogni caso funziona e il lettore si gusta ogni pagina di questo lavoro letterario pur sapendo o intuendo quale sarà il possibile epilogo. E quindi l’esperimento è del tutto riuscito. Non serve per forza cupezza e violenza per creare la giusta tensione emotiva. A volte indagare su fatti poco chiari e personaggi borderline coinvolge molto più che fermare il serial killer.
Vincenzo Galati usa la parola con molta saggezza, senza eccessi o espressioni estreme e ha uno stile “popolare” nel senso nobile del termine. Un modo di raccontare che può piacere a molti senza essere banale o noioso.
A distanza di mezzo secolo don Ciccio è sempre lì, abita al primo piano, sopra la sua pasticceria, in un appartamento umile che profuma di dolci appena sfornati.
Chi non muore è un romanzo sociale e psicologico dove la tenacia e la risolutezza diventano doti da emulare e non solo per i giovani.
Editore: Eclissi
Anno: 2015