LA MAGLIAIA DI PORTA VENEZIA INDAGA ANCHE IN LOCKDOWN

Siamo a marzo 2020 ed è ufficialmente dichiarata la pandemia mondiale e tutti sono alle prese con le prime misure di sicurezza e restrizione previste dal lockdown appena stabilito dalle disposizioni governative. Il modo di vivere di ognuno sta per cambiare in modo irreversibile e anche Delia, la simpatica e scoppiettante magliaia che vive nel quartiere di Porta Venezia sta facendo i conti sulla nuova organizzazione delle sue giornate, ma non abbandona il suo laboratorio di Via Lecco e continua a posare lo sguardo sulla vita del quartiere.

Le strade si svuotano ed il silenzio spettrale che avvolge ogni cosa è la nuova e inaspettata colonna sonora del quartiere rainbow di Porta Venezia. In questo nuovo scenario difficile per tutti, un mattino viene trovato il cadavere di un uomo impiccato con una pashmina gialla. A prima vista sembra un suicidio: un caso di impiccamento incompleto quello che avviene quando una parte del corpo tocca il suolo.

Ipotesi piuttosto plausibile visto il momento delicato e le difficoltà che si prospettano ma l’autopsia rivela subito che si tratta di un omicidio e l’impiccamento una semplice messinscena. L’uomo, Mirco Ferretti, era direttore creativo di una nota agenzia pubblicitaria e di cui, il mattino stesso era stata denunciata la scomparsa dalla moglie Bianca, donna affascinante ed alquanto misteriosa ma al contempo malinconica.

L’uomo viene trovato all’interno di un appartamento ad uso garçonnière facente parte di un immobile di proprietà del suocero di Ferretti. Ad indagare viene chiamato il commissario Attilio Masini, grande estimatore di Schopenhauer e uomo malinconico, amico e confidente della magliaia Delia. Ad ingarbugliare il tutto però arriva un secondo omicidio. Apparentemente tutti hanno un movente ma niente è come sembra.  In aiuto del commissario Masini verrà il grande fiuto di Delia che sarà determinante per la risoluzione di entrambi i casi.

Morte a Porta Venezia è il terzo episodio che vede protagonista la magliaia Delia che con le sue intuizioni si diletta a fare la detective. Giallo deduttivo in cui l’autore fa muovere i suoi personaggi in un periodo nuovo, fino ad ora inesplorato, che ha innegabilmente cambiato le vite di tutti amplificando le tensioni e le problematiche che prima erano latenti. E li fa muovere in un panorama che indaga relazioni famigliari piuttosto intricate fatte di tradimenti, gelosie, depressione, giri di prostituzione e malavita.

Complice la tristezza e la situazione surreale del primo lockdown che fa da sfondo alla storia, i personaggi di Biagini si incasellano e si muovono alla perfezione. Ma il lettore non viene avvolto dalla tristezza: tutt’altro.  La storia ti ricopre di sensazioni contrastanti che il lettore prova confronti dei personaggi, un po’ come succede nella vita di tutti i giorni in cui non sempre il bianco è bianco e il nero è nero.

L’ambientazione nel quartiere di Porta Venezia che si deduce sia molto conosciuto da Biagini, è anch’essa un personaggio della storia alla pari con gli altri comprimari che sono dettagliati e scandagliati nel loro intimo. Ben assestato il colpo di scena finale che lascia spiazzati, senza parole… Una gradevole lettura di un giallo classico, ben scritto e che non lascia l’amaro in bocca ma strappa anche qualche sorriso.