London blood

London blood

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Published: 24/10/2021

Format: Brossura

ISBN: 9788893903516

RECENSIONE

TRAMA

Le cose irrisolte hanno il brutto vizio di crescere, diventare enormi e fagocitare pensieri e vita. Lo sa perfettamente Gillian che dopo il suicidio della madre ha dovuto fare i conti con un padre assente, soprattutto emotivamente, e che non la voleva più tra i piedi, i suoi personalissimi demoni mentali, e un isolamento in una città come Roma che diventa ancora più emblematico e singolare date le caratteristiche proprie di quella città. È qui che la trama del romanzo di genere diventa psicologica, con una Gillian un po’ inglese e un po’ italiana che viene mandata via dall’Inghilterra da un padre che la vuole a Roma. Qui la giovane donna è costretta dall’ambientazione e dalle circostanze a fare i conti con quella parte ancestrale che tanto le fa paura, ma con la quale sa che è costretta a convivere. In un isolamento quasi monacale Gillian studia, lavora e medita fino a che un messaggio di suo padre non la strappa a una routine annientante e la riporta alla vita, all’azione, alle emozioni, a quella parte sentimentale che la lega nonostante tutto ancora a suo padre, al genitore che non l’ha voluta ma che rimane di fatto il suo unico riferimento per ritrovare sé stessa come persona e come donna. Il padre di Gillian è in grave pericolo e forse lei è l’unica persona al mondo in grado di salvarlo. Il ritorno a Londra segna per lei un nuovo punto di partenza, una sfida di sopravvivenza dove chi si salverà avrà vinto tutto. 

PERSONAGGI 

Henry è l’alter ego di sua figlia. È un uomo fiacco che quasi mai fa scelte giuste e che ha imparato mirabilmente a nascondere queste evidentissime debolezze sotto una maschera di freddezza, di regole, di distacco dalle emozioni, di una autorità di facciata. Gillian è forte di animo e di psiche, è una combattente, anche se all’apparenza accetta imposizioni e isolamento. Su questo dualismo costruito con grande maestria dall’autrice si basa buona parte della narrazione. I deboli lo sono solo in apparenza, i forti in realtà sono già spezzati dentro. Gillian lotta perché sa lottare, ce l’ha dentro, anche quando le vicissitudini della vita sembrano schiacciarla. I lettori la vedono crescere sotto i propri occhi, all’inizio solo un pochino, nel corso della narrazione sempre di più, fino a ritrovarsi con un personaggio gigante estremamente lucido e maturo. Gillian è la Protagonista, ma per splendere e imporsi ha anche bisogno non solo di un personaggio in contrasto, ma anche di un personaggio “spalla” e Michael in questo ruolo è perfetto perché è forte, determinato, coraggioso e intuitivo, perché comprende al volo che dove le sue indagini da poliziotto di Scotland Yard si fermano, allora c’è bisogno di un quid in più, c’è bisogno di uno sguardo esterno, di una intuizione che viene dal cuore e da quel legame indissolubile che si crea tra genitori e figli. Ogni personaggio di London Blood bello o brutto, buono o cattivo ha un ruolo specifico e serve alla narrazione, questo l’intento dell’autrice, questo è ciò che arriva al lettore. 

AMBIENTAZIONE 

Classico romanzo in cui l’ambientazione è già espressa nel titolo e tale rimane per l’intero racconto. Una città intorno a cui si spiega la storia, si muovano i personaggi, accadano le azioni. L’autrice, però, lo fa da paesaggista e ci presenta una Londra con i chiari e gli scuri, le luci e le ombre, i colori e il buio più fitto. Una città liquida più che robusta, una costruzione di scatole cinesi dove si ci può perdere e far sparire le tracce. Un luogo non luogo dove un serial killer naviga meravigliosamente come un alligatore nelle paludose e perigliose acque della Louisiana. Londra sa tingersi di rosso, ma non è solo sangue, è anche la passione e la determinazione che spinge Gillian, è anche il colore che acceca un investigatore di Scotland Yard, è anche il senso di colpa opprimente e carnivoro che prova Henry per il suo fallimento genitoriale. Il rosso e il nero in London Blood, come la copertina del libro disvela, come l’obnubilazione dei sensi, come gli stessi personaggi si sentono per tutto il tempo della storia. E Roma? Beh può sembrare strano ma la città con più monumenti e passato al mondo in questo thriller dalle sfumature del noir alla fine è solo uno stato d’animo.

CONCLUSIONI

Giulia Nebbia ha imparato quanto sia importante il senso del ritmo nella scrittura, in ogni tipo di scrittura e allora parte da questo assunto e semplicemente se ne infischia di adrenalizzare a tutti i costi il racconto. È un esercizio di educazione alla lettura. Le parole vanno assaporate, così come vanno compresi e dissezionati gli stati d’animo e per fare questo bisogna dilatare ritmo e narrazione. Un thriller nuovo quindi London Blood dove la psiche conta più del precipitare degli eventi e la risoluzione del caso più dell’azione pura con pistole alla mano. Non c’è nulla di scontato in questo lavoro letterario perché l’autrice ha deciso di percorrere la strada più accidentata e di regalare stralci di avvenimenti e fatti proprio quando il lettore non se li aspetta, un po’come se fossero lampi nella notte. E probabilmente più del racconto in sé, della location e dei personaggi questo volersi piacere a chi scrive per quello che scrive finisce per piacere infinitamente a chi legge.  

INTERVISTA 

Giulia il tuo è un thriller emozionale dove qualcosa di oscuro sembra inseguire tutti e dove la suspense appare solo secondaria al tuo bisogno di scrivere la storia in sé. Da dove sei partita per creare tutto questo e quanto è stato complicato renderlo poi sulla carta?

Per quanto possa sembrare strano, l’idea è nata mentre guardavo con le mie figlie La Bella Addormentata, il film d’animazione della Disney che in fondo è la storia di una bambina che cresce lontano dai genitori senza saperne il perché. Ho cercato di immaginare che tipo di donna sarebbe diventata quella bambina, fragile e inquieta o forte e determinata, oppure tutte queste cose insieme. Mi sembrava una protagonista perfetta per analizzare un tema delicato che mi sta molto a cuore, il rapporto genitori-figli e i conflitti che ne derivano. E poi volevo raccontare un serial killer in erba, che all’inizio della storia è a un passo dal baratro, ma se ne accorge solo quando un evento, che coinvolge Gillian, lo spinge ad accettare la sua vera natura e abbracciare senza riserve il suo lato oscuro. Tutti i personaggi del mio romanzo nascondono un lato oscuro che cercano di sopprimere, ma la violenza è un richiamo potente, per alcuni irresistibile. Rendere tutto questo su carta è stata una sfida irta di ostacoli da cui però ho imparato molto anche su me stessa. Diciamo che se per scrivere bisogna sanguinare, in certi momenti io sono stata a un passo dal morire dissanguata.

Parliamo della tua Gillian, una protagonista giovane che sembra però avere vissuto già mille vite e avere una maturità e una forza davvero impressionanti. A chi ti sei ispirata per questo personaggio?

Maturità a parte, sotto molti aspetti, positivi e negativi, Gillian sono io! A parte gli scherzi, lei ha le mie fragilità e le mie inquietudini, ma tutte e due cerchiamo di non soccombere alle nostre paure. Con questi presupposti, tutto quello che ho fatto è stato di metterla in una situazione di pericolo, una questione di vita o di morte, e vedere come se la cavava. Quello che è venuto dopo è tutta farina del suo sacco! A poco a poco è cresciuta come personaggio e ha acquistato sfumature e profondità.

La Londra del tuo romanzo amalgama brillantemente location note e da turisti e luoghi più nascosti, più per pochi, più terrorizzanti. Una Londra dark eppure ammaliante. Quanto di te c’è in questa Londra?

Moltissimo. Londra per me è una fonte di ispirazione inesauribile, con le sue certezze incrollabili ma anche con la sua capacità di mettersi continuamente in discussione. È una metropoli moderna in cui il culto della tradizione si affianca all’integrazione di culture diverse. Nel West End gli stessi attori che fanno i supereroi Marvel nei blockbuster americani vengono a recitare Shakespeare. Il mio è un thriller con elementi noir, quindi il contesto urbano è fondamentale per lo sviluppo della storia, la città è quasi un personaggio in carne e ossa, in grado di condizionare umori e azioni dei protagonisti. London Blood non poteva che svolgersi qui.

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