INCUBI CHIMICI E SOGNI SPEZZATI

Una storia dei giorni nostri, dura e tossica, nella quale entriamo attraverso il darkweb, quel buco nero del mondo informatico in cui vengono risucchiate le menti inquiete, malate e fragili per esserne poi risputate fuori a brandelli.

Nazim ci lavora, in quel mondo, è un investigatore privato che si è adeguato ai tempi; niente pedinamenti e foto col teleobiettivo, ma smanettamenti da nerd: cyberbullismo, phishing, verifica di siti web, violazioni di copyright, truffe e estorsioni. Finché non gli capitano tra capo e collo un lavoro molto più impegnativo ed un figlio diciassettenne parecchio difficile e del tutto sconosciuto.

Il racconto ha un ritmo incalzante e ansiogeno come la musica rap e hip hop (una tra i protagonisti di questo romanzo) che tutti ascoltano, sembra quasi che ci arrivi nelle orecchie il suono poco rassicurante e rauco delle voci dei cantanti, mentre il tump tump delle casse aumenta la frequenza di sistole e diastole.

La musica era l’unico argomento di cui potevamo parlare insieme. Hip hop. Da un paio di settimane era uscito Sampler 4 dei 187 Strassenbande e Lesane lo ascoltava di continuo. I testi erano tutto un programma: fotti il mondo, contano solo i soldi, le feste e gli eccessi. Però come rapper non erano male, e anche noi da ragazzi ascoltavamo il gangsta rap. E forse anche allora quelli più grandi pensavano che fosse la caricatura di se stesso. Fui felice quando Lesane si appassionò all’album Blackout 2 di Chakuza e Bizzy Montana. Anche quello era rozzo, sessista e volgare e osannava la violenza, ma i testi erano strutturati in maniera un po’ più intelligente e restava spazio per una strizzatina d’occhio.

La scrittura di Ozdogan è essenziale, scarna ma partecipe: si infila nelle pieghe più segrete dell’animo  dei suoi personaggi e svela con pietà i loro dolori profondi. E’ come se la sua voce si facesse più calda, riflessiva, colma di rispetto per le persone che sta accompagnando, sulla carta e nella sua mente, attraverso prove da girone infernale.

E’ utile che ci sia questo andamento ondivago, ogni stop and go permette al lettore di prendere fiato e riordinare le idee tra un messaggio criptato e l’altro, tra una violenza gratuita ed una mirata, tra dita che corrono sulla tastiera e risposte via web che tardano ad arrivare. Su tutto aleggia il fiato pesante come il piombo delle sostanze chimiche da inalare, iniettarsi, leccare quando proprio non se ne può più e intanto l’essere umano sparisce, sfuma come la scena ormai superflua di un film e resta a galleggiare nell’aria il desiderio di qualcosa di diverso, della pace inseguita svogliatamente e mai raggiunta.

In questo thriller gli occhi di tutti quelli che incontriamo sono scuri, opachi, lo sguardo è rivolto verso le proprie viscere, fuori non c’è nulla di bello su cui soffermarsi. Insomma, vita dura e pochi momenti in cui respirare a pieni polmoni in questo libro scuro e profondo come l’anima dei protagonisti.

Traduzione: Monica Pesetti

Se volete ascoltare l’incipit letto da Barbara: