Buffet al veleno

Buffet al veleno

DELITTI E GASTRONOMIA, LE DUE FACCE DI BRIGITTE GLASER

Katharina Schweitzer, la cuoca dai riccioli rossi già protagonista di Delitto al pepe rosaha aperto un ristorante sulla riva destra del Reno e la piccola squadra da lei guidata se la sta cavando bene, rendendo Il giglio bianco una delle mete più ambite dai gourmet di Colonia. Ma gli affari, negli ultimi tempi, hanno registrato una leggera battuta d’arresto e così la cuoca-detective nata dalla penna di Brigitte Glaser (giunta con Buffet al veleno alla sua quinta avventura) è suo malgrado costretta ad arrotondare con qualche catering.

Durante il ricevimento organizzato dal facoltoso Dirk Bause al ventottesimo piano della torre LVR, uno dei nuovissimi grattacieli cittadini, per festeggiare i trent’anni sulla breccia della CB Computer Bause. Katharina, che si sta occupando appunto del settore cibi e bevande della festa con la consueta professionalità, assiste a un violento litigio tra due invitati che le lascia l’animo pieno di dubbi; e, in più, ha la sorpresa di veder apparire tra gli ospiti la giovane Minka, che lavora al Giglio bianco come lavapiatti, in una versione sorprendentemente sensuale, in netto contrasto con l’aspetto dimesso abitualmente adottato dalla ragazza.

Qualche giorno dopo, le acque del fiume restituiscono il corpo senza vita della giovane, che dopo la festa non era più tornata a lavorare suscitando l’allarme dell’amica Arîn, la vivace apprendista di origini curde che aiuta nella brigata di cucina del Giglio bianco e a cui Minka prima di morire aveva confidato d’aver avuto una relazione clandestina con un uomo già impegnato che l’aveva fatta molto soffrire.

Archiviata rapidamente la tesi del suicidio, le indagini per omicidio condotte dal commissario Brandt (tra parentesi, uno dei personaggi più simpatici e credibili del romanzo, con la sua passione per la coltivazione casalinga d’ortaggi e verdure e i modi rassicuranti e un po’ antiquati) fin dalle prime battute sembrano indicare tra i sospetti responsabili l’elusivo Ecki, il fascinoso cuoco viennese con cui Katharina sta vivendo una storia d’amore: il quale – oltre a risultare attualmente irreperibile – pare aver avuto appunto una liason sottobanco con la giovane uccisa.

Ma i guai della cuoca dai riccioli rossi non sono finiti. La notte stessa del ricevimento, infatti, è stato rinvenuto cadavere anche il proprietario del Giglio bianco, e visto che Katharina non aveva ancora firmato il rinnovo del contratto d’affitto il problema adesso è cercar di capire le intenzioni degli eredi ed eventualmente convincerli a prorogarle la disponibilità del locale: e, perché no, anche dell’appartamento stesso del defunto, ampio e pieno di luce benché alquanto bisognoso d’una mano di vernice, dove Katharina potrebbe finalmente pensare a imbastire una convivenza meno precaria col suo Ecki… il tutto, naturalmente, qualora i sospetti sul conto di quest’ultimo si rivelassero infondati.

Gli indizi, però, seguitano a convergere inesorabilmente verso la colpevolezza del viennese, che del resto anche in tempi non sospetti pare aver sempre brillato per l’ostinata tendenza alla riservatezza, salvaguardando gelosamente i propri spazi e mantenendo maniacalmente avvolti dal mistero i suoi spostamenti.

Il tutto nonostante l’affollata convivenza a quattro con Katharina e un’altra coppia di amici nella grande casa di questi ultimi, Adela e Kuno: che – per quanto anch’essi colti un po’ di sorpresa dall’improvviso precipitare degli eventi e soprattutto dall’imbarazzante rivelazione della tresca di Ecki con Minka – risulteranno, alla fine, più informati di quanto la costernata protagonista sia disposta a comprendere e soprattutto a perdonare…

Infine, a completare il quadro d’improvvise e destabilizzanti novità, nella testa della cuoca del Giglio bianco – complice appunto il litigio cui la donna ha assistito durante il ricevimento nella torre in apertura di romanzo – comincia a farsi strada la strisciante, sinistra consapevolezza d’un complotto ordito ai danni del suo locale dal proprietario d’una catena di ristoranti: che a Colonia ne ha già fatti fallire altri due, sempre con la stessa strategia a base d’intimidazioni e mosse sleali, e sembra adesso puntare direttamente su quello di Katharina, situato in una posizione troppo strategicamente vantaggiosa per poter essere lasciato in vita…

Buffet al veleno, l’ultima avventura della cuoca inventata dalla Glaser (un metro e ottanta d’altezza per ottanta chili di peso, come la stessa Katharina non manca di rammentarci, a rendere ancor più indimenticabile un aspetto fisico già sottolineato dalla folta criniera rosso fuoco) pur presentando ai lettori un menu forse un po’ troppo ricco, per restare nell’ambito, e dunque uno svolgimento un po’ macchinoso è un giallo ben scritto, che in aperto omaggio alla professione della protagonista prevede frequenti e gradevoli inserti a sfondo gastronomico, talmente credibili nella loro minuziosa metodicità da aver suscitato in molti lettori il sospetto che l’autrice abbia davvero familiarità con un ristorante sulle rive del Reno (spingendoli, di conseguenza, a chiederle come vadano gli affari e se Il giglio bianco riesca a tenersi a galla):

Aveva tre qualità diverse di rabarbaro e fragole fresche dolci come lo zucchero. Le ciliegie invece avevano ancora bisogno d’un paio di giorni di sole… passando oltre, arrivai dal sovrano indiscusso di frutta secca, noci e nocciole. Mi servivano albicocche secche e pinoli e sì, presi anche delle bacche di crespino… Per il tonno, mettiamo gli asparagi su una sfoglia con del formaggio fresco di capra, e poi c’è anche la variante del Baden, con delle crêpes tagliate a strisce e saltate in padella e prosciutto della Foresta Nera…

Traduzione: Stella Maris

Editore: Emons
Anno: 2019

3.0Overall Score

Buffet al veleno

DELITTI E GASTRONOMIA, LE DUE FACCE DI BRIGITTE GLASER Katharina Schweitzer, la cuoca dai riccioli rossi già protagonista di Delitto al pepe rosa, ha aperto un ristorante sulla riva destra del ...

  • Trama
    3.0
  • Suspense
    3.0
  • Scrittura
    3.0