Q.B.

Q.B.

UN GIALLO NEL MONDO DELLE CUCINE, Q.B.

Un giovane cuoco di grande talento viene ucciso con un colpo di pistola alla nuca nella cella frigorifera del Beckett, l’esclusivo locale del notissimo Quinto Botero: il Q.B. del titolo, ma l’allusione è ovviamente anche al q.b., il quanto basta delle ricette di cucina, in omaggio appunto all’ambientazione gastronomica del romanzo.

Le indagini, condotte dal laconico commissario Stoppani, scavano nella vita dei collaboratori che insieme a Botero compongono la sceltissima brigata di cucina. Toni, il ragazzo ucciso, era l’ultimo arrivato: veniva da Sorrento, e allo chef aveva appuntato su un foglietto la ricetta del limo, un liquore agli agrumi d’antica tradizione che in pochi sanno ancora mettere insieme. Gli altri sono Ernesto, aiuto cuoco e braccio destro del maestro, Marco, cameriere di sala, Irene, addetta ai contorni, Daniela, specializzata in salse e biscotti, e Irma, che fa le pulizie.

Lo sguardo del commissario e dell’autore – complice la narrazione in prima persona a voci alternate, quella di Botero che si sostituisce a quella del giovane ucciso – naturalmente indugia sulla vita dello chef: che ha una moglie, Giulia, coi capelli neri e lo sguardo dolce; che a volte vorrebbe piantar lì tutto e tornare a cucinare “terra terra”, cucinare e basta, senza interviste né ospitate, senza Suv carichi di clienti che ai suoi piatti dedicheranno un’attenzione spuria, inadeguata, distratta, pensando solo a quanto sia prestigioso potersi permettere un tavolo da lui; che a volte prende la moto e scompare nella notte; che s’è diplomato tanti anni fa, all’alberghiera, e i suoi migliori amici, Igor e Giorgio, gli amici delle notti in camerata a fumare di nascosto e dei sogni di futuro, hanno poi aperto un ristorante, pure loro.

Igor lo trovano morto qualche giorno dopo, anche lui ucciso a sangue freddo, avvelenato col topicida: qualcuno gliel’ha versato nel piatto mentre lui usciva a dar la sua parte al gatto randagio in attesa fuori dal locale. E in Botero si fa sempre più strada la convinzione che a morire nella cella frigorifera del Beckett avrebbe dovuto essere lui. Che sono lui e i suoi amici dei tempi della scuola il vero obbiettivo dell’assassino.

Intanto, sospeso in un aldilà slabbrato e distratto che sembra concedergli almeno temporaneamente un’ampia libertà di visuale, anche Toni ripercorre la sua, di vita – dall’infanzia tra i limoni e il mare all’amore inconfessato per la cugina Santina, la sola che sapesse intuire il momento giusto per cogliere limoni, arance e mandarini da far sciogliere nel limo – e gettando, allo stesso tempo, uno sguardo disgustato e dolente sull’omicida. Che, pure lui, ha una vita.Incerta, estenuata, inaridita: ma pur sempre, ancora, una vita. Trasformata da un dolore antico in un’inesorabile macchina di morte.

Questa la storia raccontata in Q.B., primo romanzo di Matteo Colombo, giornalista e autore radiofonico. Strutturato appunto come un racconto a due voci, Q.B. è un libro scritto benissimo che alla trama gialla accosta in modo efficace e a tratti davvero emozionante ricordi, riflessioni e rimpianti dei protagonisti: Botero, lo chef stellato che ha fatto fortuna nel ristorante a 30 chilometri da Milano a cui si arriva solo se lo si vuole davvero e si dispone d’un impianto satellitare in grado di registrare testardamente l’esistenza dello “sterrato, via impossibile da rintracciare” sulle sponde del Rivarolo dove s’annida appunto il Beckett. E Toni, l’ultimo arrivato dall’accento meridionale, stordito dall’opportunità che gli si è schiusa davanti e tuttavia già capace di trasformare i ricordi in preziose intuizioni.

E visto che la buona cucina è anche estrema attenzione ai particolari, ai momenti sospesi tra intuizione e realizzazione, di questo libro voglio ricordarne almeno un paio. Il primo è lo chef che si prepara un piatto di spaghetti al pomodoro nel silenzio e nella solitudine della cucina vuota, prima che arrivino i collaboratori e i clienti, prima che la notte diventi frenetica, e ne mette da parte un po’. In una ciotolina. Poi si alza ed esce a portarla al gatto che aspetta fuori dalla porta, lasciando aperta quella sul retro, “maledetta abitudine da chef”. Ed è in quell’istante che, versandogli il veleno nel piatto, lo uccidono.

Il secondo è Santina che appoggia le labbra sui limoni per decidere se sono buoni per il limo, e così facendo accosta il viso a quello di Toni, solo un po’ di buccia e polpa a separare la sua bocca da quella di lui. Il terzo e ultimo è l’elenco delle destinazioni delle navi da crociera che ogni giorno la ragazza manda per sms al cugino lontano.MSC Melody; Sorrento, Genova, Civitavecchia – Roma, Pireo – Atene, Yalta, Odessa, Istanbul, Messina”. Un elenco di nomi che si trasforma in un incantesimo a distanza chiuso dalla formula di risposta di lui: “Ti aspetto al molo”.

…uno passa la vita ad affinare il talento, a sperimentare: l’obiettivo è sempre lo stesso – eccellenza. Che cosa sia l’eccellenza l’ho capito cucinando, un anno dopo l’altro. Prendo cose inerti, infierisco su di loro: le taglio, le sminuzzo, le metto su una piastra, le affogo nell’olio bollente. Poi le faccio stare insieme in equilibrio, forma e sapore. Le rifornisco di un’anima. Già, la mia. Se ci penso… gli strumenti e i metodi sono gli stessi di un omicidio: corpi trinciati da lame, corpi sommersi dai liquidi, corpi che esplodono – la cucina è chimica, un’arte di temperatura e pressione. Ma gli omicidi disgregano materia vivente, portano caos, entropia. Io, in quanto chef, mi considero un restauratore dell’ordine. Dicono che sono un intellettuale dei fornelli. Botero il freddo, mi chiamano. Chi lo dice ignora che portare ordine nel mondo attraverso un gesto anche complicato come la preparazione di uno dei miei piatti non può essere che un atto d’amore.

Editore: Unicopli
Anno: 2019

3.7Overall Score

Q.B.

UN GIALLO NEL MONDO DELLE CUCINE, Q.B. Un giovane cuoco di grande talento viene ucciso con un colpo di pistola alla nuca nella cella frigorifera del Beckett, l'esclusivo locale del notissimo ...

  • Trama
    3.0
  • Suspense
    4.0
  • Scrittura
    4.0