Villetta con ospiti di Ivano De Matteo mette in scena l’oscurità nascosta sotto la brillante superficie d’un microcosmo di provincia

Sesto lungometraggio da regista e sceneggiatore per Ivano De Matteo, scritto ancora una volta insieme alla co-sceneggiatrice e compagna di vita Valentina Ferlan, Villetta con ospiti – uscito il 30 gennaio – si svolge in un’ordinata piccola città del benestante Nordest (è stato girato a Bassano del Grappa) dove Giorgio (Marco Giallini), imprenditore di successo, amministra l’azienda vinicola della moglie Diletta (Michela Cescon).

Insieme a loro la figlia adolescente (Monica Billiani), l’anziana suocera (Erika Blanc), l’ortopedico di fiducia (Bebo Storti), il parroco di famiglia (Vinicio Marchioni) e la badante rumena (Cristina Flutur) col figlio (Ioan Tiberiu Dobrica).

Tutti e sette i personaggi principali (sette come i peccati capitali incarnati da ciascuno, l’accidia per Diletta, la lussuria per il parroco, la gola per il medico…) alle prese con la vita apparentemente nitida e appagante e con i piccoli rituali della provincia in vetrina: il caffè al bar, le chiacchiere e i pettegolezzi senza importanza, le opere di beneficenza…

Ma, quando il sole tramonta, in questa bella casa ai confini col bosco il buio dentro comincia di nuovo a stendere la sua rete e, nelle ventiquattr’ore in cui si svolge la storia, il lucido smalto di superficie si sgretola e la situazione precipita, consegnando agli spettatori un affresco in nero (tra i modelli cui De Matteo s’è dichiaratamente ispirato per il suo ultimo film ci sono infatti i noir anni Cinquanta, in particolare Ascensore per il patibolo di Louis Malle).

Ivano, la storia raccontata nel tuo film si svolge in una piccola realtà di provincia, nel Nordest. Quali sono i motivi di questa scelta?

Abbiamo deciso di ambientare il film nel Nordest per sottolineare maggiormente il contrasto tra la bellezza e la ricchezza del contesto in cui si muovono i protagonisti e l’abiezione di ciò che accade di nascosto dentro la loro casa.

C’è un personaggio di Villetta con ospiti a cui sei particolarmente legato?

Quello del poliziotto (il commissario Panti, interpretato da Massimiliano Gallo, ndr). Forse il più duro e crudo, ma anche tremendamente malinconico e l’unico, probabilmente, consapevole della crudeltà commessa. Un personaggio molto solo, estraneo al Nordest ed estraneo all’ambiente che frequenta. Massimiliano Gallo l’ha interpretato regalandogli mille sfaccettature. La tristezza del suo sguardo è magistrale.

E uno invece che è stato particolarmente difficile da costruire?

Quello di Diletta, la madre. Un personaggio indisponente, una donna apparentemente senza scopo, che cerca rifugio nella religione e in tutti quei piccoli atti quotidiani pressoché insignificanti. In balia della vita, preda di ogni piccolo evento, incapace di affrontare la giornata senza l’aiuto di qualche goccia di tranquillante.

La famiglia è un elemento molto presente nella tua ispirazione. Penso ad esempio a La brava gente e I nostri ragazzi…

La famiglia è una società in miniatura ed è il pilastro su cui abbiamo fondato il nostro Stato. Se la famiglia vacilla, vacilla tutto. È il luogo dove ci si ritrova ma anche quello da cui si fugge. Le sue basi si stanno sgretolando ma la sua funzione resiste sempre. Insomma è qualcosa che difficilmente si può finire di analizzare e da cui si può trarre spunto in eterno. Ognuno di noi ne ha una d’origine e prova a costruirne un’altra… all’infinito.

Grazie a Ivano De Matteo per l’intervista … e andate al cinema!!!

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