Le luci soffuse del “LePark” a Milano accolgono le parole di Davide Pappalardo, scrittore dallo stile inconfondibile, che presenta il suo “Milano Pastis”, accompagnate dalle note e dalla voce di Edy, cantautore e musicista, che nel suo ultimo album “Variazioni” propone la sua versione musicale dello stesso “Milano Pastis”. Grazie mille di aver permesso di incontrarvi a questa presentazione decisamente originale e affascinante.

Davide Pappalardo, Edy e Barbara Galimberti

Davide, quando hai capito che dentro di te esisteva la scrittura?

Penso di averlo capito da ragazzino, avevo circa 12 anni, scrissi un racconto, che mia madre conservò e rilessi qualche anno fa. Era una storia che aveva già la sua struttura, un incipit, dei personaggi, una precisa ambientazione. La cosa divertente è che i personaggi hanno nome, cognome e tra questi ci sono io e alcuni miei compagni di scuola. Comunque, è stato il contesto in cui vivevo che mi ha portato anche a parlare di argomenti forti a quell’età, perché il racconto partiva da un mistero paranormale, per poi risolversi in una storia di mafia. Ero in Sicilia alla fine degli anni ’80 e tutto quello che vedevo al telegiornale mi turbava e così scrissi ciò che sentivo dentro di me. Ma ho iniziato a pensare che la scrittura potesse diventare qualcosa di concreto quando, circa sette anni fa, mi sono trasferito a Bologna, città ricca di arte, di scrittura e di mistero. È un terreno fertile. E lì ho trovato una mia stabilità e serenità, pur mantenendo dentro di me un’inquietudine che mi ha portato proprio a seguire la strada della scrittura.

E Milano, che ruolo ha nella tua vita, nella tua storia?

Milano ha un ruolo importante, proprio perché il mio primo romanzo narra di questa città. Oggi “Milano Pastis” è una nuova versione di quel romanzo. Ho cambiato alcuni elementi, ho migliorato alcuni aspetti, ma la struttura di base è rimasta la stessa. A Milano ci sono arrivato quasi per caso, stavo svolgendo una ricerca sul clan dei Marsigliesi per uno degli sceneggiatori della serie “Romanzo criminale” e così è partita l’idea di costruire una serie vera e propria su questa banda, invece il progetto non si è mai concretizzato.  Ho iniziato a sviluppare un lavoro di ricerca importante proprio a livello di archivio e dato che il primo atto eclatante dei Marsigliesi in Italia è rappresentato proprio dalla rapina in via Montenapoleone nel 1964, decisi che il mio libro dovesse raccontare proprio l’inizio di questa storia.

Nella tua vita ci sono degli scrittori che hanno lasciato un segno?

Ce ne sono tanti. Mi viene in mente Sciascia, anche se lontano dalla mia scrittura, per la sua potenza e il suo stile di narrazione. E visto che siamo a Milano, chiaramente Scerbanenco, uno scrittore che è altrettanto potente e che va oltre i confini di questa città. Ed è proprio lui che si accorse del passaggio di Milano da città a metropoli, in modo particolare sul piano della criminalità e così ha iniziato a raccontare Milano da un punto di vista diverso dagli scrittori, che la descrivevano spesso come città tranquilla e sempre equilibrata. Lui affrontò nei suoi romanzi tematiche molto diverse.

Come è nata la vostra collaborazione per questo tour dove la musica, le note di Edy si sono unite alle parole di Davide?

Noi ci conosciamo da tantissimo tempo, eravamo compagni di classe. Pur seguendo negli anni strade diverse, abitando anche in città lontane, non ci siamo mai realmente allontanati. Quando Davide scrisse il suo primo romanzo per me è stato naturale volerlo leggere, anche perché lui ha sempre avuto il dono della scrittura e l’ho sempre trovata affascinante. Una volta finito il libro mi sono accorto subito che il suo romanzo in realtà era molto legato a me, al mio stile musicale, non tanto per il tema trattato, quanto per il linguaggio utilizzato, direi quasi pulp, che in qualche modo mi rappresentava. Ed è proprio questo il vero denominatore comune di questa collaborazione. Infatti, appena concluso il libro, riuscì a vedere davanti a me una sequenza di immagini, di scene che non erano altro che il testo di una canzone e così mi è venuto in mente di rubare le sue parole, dando comunque una mia interpretazione al testo, cogliendo quell’aspetto malinconico, nostalgico e focalizzandomi sulla splendida storia d’amore inserita perfettamente nel contesto noir mostrato da Davide nel suo libro.

Davide, una tua caratteristica letteraria è lo spessore dei tuoi personaggi, che anche in questo libro emerge in modo significativo. Come mai questa scelta?

Questo libro racconta una storia dei misteri d’Italia e ho voluto far emergere alcuni personaggi per rendere questo racconto ancora più vero, ho voluto dare al romanzo quel senso corale, che richiedeva l’evento stesso. Quindi ho descritto i personaggi con i loro sentimenti e le contraddizioni insite nell’animo umano e in questo ho cercato aiuto proprio in tutte le ricerche che io sviluppato, nelle perizie psichiatriche del tempo e ho utilizzato le varie notizie di cronaca, che descrivevano anche in modo approfondito i comportamenti, i vizi e gli atteggiamenti dei protagonisti di questa rapina rimasta nella storia. Aggiungendo tutti quei particolari che dessero vita ai personaggi, compreso l’amore torbido tra uno dei banditi e una ballerina di night realmente esistita, alla quale proprio Edy si è ispirato per la sua canzone, perché poi alla fine è proprio lei il personaggio centrale.

Allora non ci resta che immergersi nella lettura di “Milano Pastis” per rivivere quella storica rapina del 1964 e perdersi in una particolare storia d’amore dai tratti noir. Grazie ancora per la vostra disponibilità.

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