MISTERI, DELITTI E CURIOSITA’
IN-VE-STI-GA-RE: che parola interessante! Aprendo un vocabolario troviamo che il suo significato è semplicemente effettuare ricerche e indagini accurate su qualcuno, analizzando tracce e indizi.
Ed è proprio nel mondo del giallo che l’investigatore, e quindi l’indagine, trovano una concreta collocazione. Il loro ruolo è perfettamente visibile.
Ma non è detto che l’investigatore sia colui che immaginiamo. A volte le figure alle quali siamo abituati e alle quali crediamo non sono necessariamente quelle reali.
Ecco perché se si parla di indagine non si può non raccontare la storia di François Vidocq.
Anche se per molti è un nome come un altro, in realtà si è parlato tanto di lui agli inizi dell’800. Si, perché proprio Vidocq lasciò un segno nel mondo dell’investigazione. François Vidocq, all’anagrafe Eugéne Françcois Vidocq, nasce nel 1775 da una famiglia umile. Sin da piccolo il suo carattere vivace e attaccabrighe, lo portò a dedicarsi ai piccoli furti. Difficile tenere a bada un ragazzino così indisciplinato.
A 21 anni fu arrestato e divenne famoso per le sue truffe ben congeniate.
Purtroppo, fu condannato al Bagno penale, quindi rinchiuso in uno stabilimento carcerario ai lavori forzati. Ma il suo forte carattere e il suo senso di ribellione, lo portarono più volte a tentare la fuga, fin quando nel 1800 riuscì a fuggire e continuò con intelligenza e astuzia la sua carriera di ladro e truffatore.
Vidocq ben presto capì che si trovava dalla parte sbagliata della barricata e così si presentò lui stesso alla polizia, proponendosi, utilizzando un termine moderno, come collaboratore di giustizia. Anche se con metodi non proprio rigorosi, Vidocq riuscì a ottenere informazioni più che utili per la stessa polizia, forse perché riusciva a parlare la stessa lingua dei malviventi.
Geniale!
Sì, genialità, sfrontatezza, astuzia: tutte caratteristiche che portarono François Vidocq a essere definito “il galeotto che diventò ispettore di polizia”. E così nei primi anni dell’800, proprio il ministero degli interni di Napoleone volle la creazione della Sûreté Nationale, un nuovo dipartimento di polizia formato maggiormente da ex detenuti e criminali, a cui capo venne nominato proprio Fraçois Vidocq.
Sembra che lui stesso, per le sue capacità organizzative, fu il creatore del primo schedario di polizia, uno strumento che ancora oggi è la memoria del mondo criminale.
Ma già con il 1919 i suoi rapporti con il corpo di polizia iniziarono a logorarsi: tra invidie e accuse vere e false, lo stesso Vidocq arrivò a dare le dimissioni. Le sue preziose doti investigative continuarono a essere una preziosa risorsa nella sua vita. Così la sua storia da ladro a poliziotto non si fermò. Avviò lui stesso il “Bureau des Renseignements”, il prototipo della moderna agenzia investigativa.
Vidocq riuscì a raccontare proprio con le sue “Memoires” cosa voleva dire vivere nel mondo oscuro della criminalità, e contemporaneamente cercare di avere quel ruolo giusto che la stessa società richiedeva.
Una personalità affascinante e ricca di risorse: da truffatore, a spia e a investigatore riuscì ad affascinare e a ispirare i grandi della letteratura. Lo stesso Edgar Allan Poe, padre del romanzo poliziesco, si ispirò proprio a Vidocq quando scrisse “I delitti della rue Morgue”, e come lui il grande scrittore e drammaturgo Honoré de Balzac sembrò prendere spunto per uno dei suoi personaggi della serie di novelle “La comédie humaine”.
Ma anche il cinema ha voluto raccontare con Gérard Depardieu e il film “La maschera senza volto” la vita così affascinante del più famoso criminale assunto dalla polizia.