Nel 2008 il suo romanzo L’equilibrio degli squali (ed. Mondadori) ha vinto il premio Rapallo e il Grand Prix de l’héroine Madame Figaro, nel 2010 con il suo titolo Il sorriso lento (ed. Garzanti) ha vinto il premio Bottari Lattes Grinzane. Adesso è in tutte le librerie con il suo ultimo romanzo noir Fancy Red (ed. Mondadori). Oltre ad essere una bravissima scrittrice è anche una giornalista che collabora con L’Espresso, Robison e Repubblica. Abbiamo intervistato Caterina Bonvicini:

Filippo e Ludò, protagonisti del suo ultimo romanzo “Fancy Red”, sono adulti ma rappresentano una gioventù irrisolta e perennemente alla ricerca di qualcosa. Questo è un evergreen in letteratura. Secondo lei i giovani, di generazione in generazione, sono in fondo sempre uguali? 

Io non li considero giovani, anche se da un punto anagrafico lo sono. Filippo in qualche modo non lo è mai stato e dopo la morte della moglie è invecchiato di colpo, perché i grandi dolori ti fanno invecchiare, questo succede. Ludò ha un passato drammatico, che si scopre a metà del romanzo, e nessuno può essere giovane dopo un trauma del genere, può solo fare finta di esserlo.

A tratti, o forse soltanto in superficie, Ludovica appare come una donna annoiata e pretenziosa. Non tutti i lettori possono immedesimarsi. Credo che questo abbia contribuito a rendere ancora più interessante la storia e a stemperarne la drammaticità. Lo ha fatto apposta, confessi!

Io non stempero la drammaticità, anzi l’aumento con l’avanzare del romanzo. E’ vero, all’inizio Ludò si presenta come una donna viziata e capricciosa – e questo l’ho fatto apposta – ma solo per fare capire che le apparenze ingannano.

Altro personaggio: Isabel. Disincantata, distaccata, pronta a tutto. Però sembra più umana lei di tanti altri…

Bisogna amare i propri personaggi, altrimenti è inutile raccontarli. Per Isabel mi sono ispirata a Holly di Colazione da Tiffany. C’è anche una citazione in corsivo dentro al romanzo, a chiarire l’omaggio: quando si sottolinea che è «di passaggio». Anche Holly è disincantata, distaccata, pronta a tutto. Però più umana di tanti altri.

Un tema ricorrente è la violenza fisica e psicologica negli amori malati. L’ex fidanzato di Ludò, per esempio, è un sadico. Le cronache ci parlano ogni giorno di rapporti morbosi, gelosie omicide, ex compagni vendicativi. Secondo lei è una malattia del nostro tempo o è sempre stato così?

Credo che sia sempre stato così. Solo che oggi si presta più attenzione al fenomeno.

Parliamo di qualcosa di più leggero: il binomio diamanti e delitti ha una lunga storia in ambito giallistico. Molti famosi detective hanno avuto a che fare con i gioielli. Qual è il suo investigatore preferito?

Sicuramente il mio investigatore preferito è Poirot. Ho letto compulsivamente romanzi di Agatha Christie dalla quinta elementare fino alla terza media. Non so che effetto mi farebbe leggerne uno adesso, ho un po’ paura. Potrei non amarli più così. Allora li compravo in edicola, circa ogni due giorni. L’edicolante era preoccupato: vedeva una bimbetta che ne voleva sempre uno nuovo, lo spaventavo. Un altro? Ma non giochi mai? Ho ancora alcuni vecchi Oscar Mondadori sopravvissuti ai miei traslochi. Alcuni sono insanguinati perché li usavo per uccidere le zanzare. Sono stati la mia formazione.

I suoi progetti per il futuro?

Per il momento, non ho intenzione di abbandonare il noir. Ma i libri spuntano da soli, come i denti. Quindi non si sa mai.

Grazie a Caterina per il tempo concessoci.
Qui potete leggere la nostra recensione al romanzo “Fancy Red”. Grazie

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