Guarda come si uccide

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STORIA DI MAFIA IN UNA CLINICA ABBANDONATA

E’ il 1974. In un piccolo paese siciliano Don Pinuzzo è il miglior cliente del Bar Kennedy. Ha quarantasei anni, vive delle rendite che gli ha lasciato il padre, un uomo d’onore morto in prigione per non tradire un amico mafioso, e vorrebbe seguire il suo esempio, pensando che abbia vissuto in modo eroico e giusto. La mafia non si fida di lui perché è un chiacchierone e un perditempo.

Fuori dal paese c’è una vecchia clinica abbandonata , costruita dai nobili Arpazza, un edificio che sta in piedi per miracolo, dove un gruppo di ragazzini fa una prova di coraggio: devono entrare in quell’edificio sporco e pericolante e raggiungere il terzo piano, sfatando una leggenda di fantasmi. In palio ci sono figurine Panini, monopattini e….la stima degli altri ragazzi del gruppo.

Finalmente un mafioso si degna di dare un incarico a Don Pinuzzo, accendendo in lui la speranza di una successiva affiliazione: dovrà portare un suo amico che non vuole pagare il pizzo da Don Mariano, il capomafia. Dopo pochi minuti nei quali l’amico viene picchiato brutalmente Don Peppino comprende di colpo cos’è la mafia e chi era veramente suo padre ed inizia ad avere una tremenda paura. Il mito mafioso che lui romanticamente aveva idealizzato si sgretola in un attimo e la violenza brutale alla quale i malviventi vogliono farlo avvicinare lo terrorizza e lo blocca. Viene perciò chiamato femminuccia e a sua volta pestato.

Tu sei senza palle. Non sei degno di portare il cognome di tuo padre. Se c’era lui a ‘sto infame gli aveva sparato in testa, violentato la moglie, ammazzato i figli e bruciato la tabaccheria, ma tu sì ‘na cosa inutile. Hai sbagliato Giuseppe. Hai sbagliato e ora so cazzi. Vituzzu, fai vedere a ‘stu minchione come si ammazza un infame.

Il romanzo procede intersecando la storia dei ragazzini con quella dello sfortunato Don Pinuzzo e con la presenza di una misteriosa donna anziana proprietaria di tre cani feroci. Il ritmo del racconto si fa sempre più incalzante fino al termine dell’incubo al quale il lettore giunge letteralmente senza fiato.

L’autore sa condensare in 135 pagine una storia aspra che parla della mafia degli anni ’70 e del fascino che ha esercitato verso molte persone, aprendoci gli occhi sul male che ha fatto e sulla violenza fisica e psicologica che ha creato intorno a sé, non fermandosi nemmeno davanti ai bambini. I dialoghi talvolta scritti in siciliano, i soprannomi e alcune descrizioni fanno intuire il legame profondo dell’autore con la propria terra

La scrittura essenziale e chiara e l’ottima costruzione della storia rendono questo romanzo un piccolo diamante assai prezioso: un libro che non si dimentica. Consiglio questo intenso romanzo a tutti i lettori, specialmente agli amanti del thriller poliziesco dalle scene rapide e potenti. 

Ivo Tiberio Ginevra ha pubblicato due romanzi con Robin Edizioni, Gli assassini di Cristo (2011), Sicily Crime (2012) e dichiara di non aver mai fatto una presentazione dei suoi romanzi.
Peccato perché mi piacerebbe conoscerlo e fargli i complimenti!

E’ anche direttore della casa editrice  I buoni cugini editori che pubblica principalmente opere “dimenticate”,  salvando dall’oblio autori come Luigi Natoli. Con questo romanzo inaugura la collana “Sbirri e Sbirrazzi”.

Editore: I buoni cugini
Anno: 2015

4.0Overall Score

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STORIA DI MAFIA IN UNA CLINICA ABBANDONATA E’ il 1974. In un piccolo paese siciliano Don Pinuzzo è il miglior cliente del Bar Kennedy. Ha quarantasei anni, vive delle rendite che gli ha lasciato ...

  • Trama
    4.0
  • Suspense
    4.0
  • Scrittura
    4.0

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