Gianluca Morozzi potrebbe essere definito un uomo rinascimentale, nel senso più pregevole del termine perché spazia con grande maestria dalla letteratura alla sceneggiatura, dalla musica alla radio e non disdegna neppure graphic novel e qualche corso di scrittura in veste di insegnante.

Leggere i suoi lavori è sempre una vera esperienza perché la sua fantasia non ha limiti e la sua penna è tra le più belle in circolazione. Se a questo si aggiunge un’ironia intelligente e originale si comprende come ogni sua pubblicazione sia sempre molto attesa. E proprio in concomitanza con l’uscita in libreria del suo ultimo lavoro Dracula e io lo abbiamo intervistato per i lettori de La Bottega del Giallo.

Qui potete leggere la recensione.

Gianluca, che ti è venuto in mente di trasformare il vampiro più famoso della storia in una sorta di Sherlock Holmes con tanto di Watson impacciato al seguito?

Quando qualche anno fa è uscita una serie di romanzi su Dante Alighieri investigatore, io e un amico scrittore, al tavolo di un’osteria bolognese, ci siamo divertiti a immaginare altri improbabili detective: Cristoforo Colombo indaga, Houdini indaga, Stanlio & Ollio indagano, fino ad arrivare a Dracula indaga, che era il titolo provvisorio di questo romanzo. E un po’ mi hanno influenzato anche Moffat e Gatiss, che ho conosciuto come scrittori per Doctor Who, che poi hanno realizzato lo Sherlock della BBC (quello con Benedict Cumberbach) e che ora stanno per lanciare la loro serie di Dracula. Da Sherlock al vampiro, è stato un passaggio facile…  

Giochiamo al personaggio che “sopravvive”. Non ti chiedo quale dei protagonisti di Dracula e io ami di più o ami di meno. Ti chiedo quale di essi potrebbe finire nuovamente in una tua storia o in uno dei tuoi prossimi libri.

Il personaggio che farei risorgere è Lavinia, di cui mi sono innamorato follemente per quelle sei-sette pagine in cui compare prima di morire in modo atroce (tutto materiale per uno psicanalista). Ma per rispondere alla domanda: il quartetto Lajos-Orrido-Betty-Lobo imperversa nei miei romanzi fin da “Luglio, agosto, settembre nero” del 2002, e credo che riappariranno… anche perché la Betty e Dracula hanno un conto il sospeso con il personaggio noto come il Corvo. E apparirà di sicuro anche il Primo, colui che ha vampirizzato Dracula, in qualche sequel ma, soprattutto, in un prequel piuttosto inaspettato. In cui, dopo Stoker, andrò a profanare il nome di Manzoni.

Ti danno la possibilità di immaginare una colonna sonora naturale per il tuo romanzo. Ma puoi scegliere solo tre brani. Quali sono?

Vampire Blues, di Neil Young.
Henna, di Lucio Dalla.
Nightwing, dei Black Sabbath.

Come spesso succede nei tuoi lavori letterari ritroviamo Bologna. La Bologna confidenziale di Morozzi. Quanto devi alla tua città in termini di ispirazione e di costruzione delle tue storie?

La città è fondamentale. Le quattro targhe che ricordano il misterioso “mistico circuito che difende Bologna” (da cosa?) ci sono davvero, ma non le avevo mai notate fino a poco tempo fa… come la Pietra di Bologna con la sua enigmatica iscrizione. E c’è una strana necropoli scoperta a inizio millennio durante i lavori per la stazione alta velocità, una necropoli con sepolture inusuali che a molti hanno fatto pensare a qualcosa di collegato ai vampiri.

E poi le serate alcoliche bolognesi di idee ne fanno nascere parecchie.

Se dovessi racchiudere Dracula e io in una sola frase dell’intero romanzo quale sceglieresti e perché

“Che cosa c’entra Dracula con Bologna?”, pagina 131. Cosa che si saranno chiesti in molti, e domanda alla quale ho dato, credo, esauriente spiegazione.

Grazie a Gianluca Morozzi.

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