Addio ad Andrea Ballarini. Giallista ma non solo

Addio ad Andrea Ballarini. Giallista ma non solo

Le belle storie e i grandi personaggi non muoiono mai. Lo stesso non vale, purtroppo, per i loro autori. Ma di certo Andrea non vorrebbe che partissimo da qui, perciò facciamo un passo indietro. E lasciamo che sia lui a raccontarsi.

“Andrea Ballarini nasce a Milano il 13 agosto 1961. Dopo il liceo scientifico si iscrive inutilmente a Giurisprudenza e giunge alle soglie della laurea in Lettere Moderne, che non consegue perché dal 1989, dopo aver conosciuto il pubblicitario Enzo Baldoni, si dedica all’advertising. Per vivere da allora fa il copywriter. Per non morire scrive delle storie. Dal 2001 vive a Roma, ma continua a lavorare per la maggior parte del tempo a Milano, contribuendo in modo significativo a ridurre il disavanzo del bilancio di Trenitalia. Al momento continua a scrivere un po’ per sé e un po’ per chi lo paga, ma principalmente naviga a vista”.

Andrea giallista

Il suo esordio nel genere è con Giallo Viola. Casanova, il cinema e l’amore, pubblicato nel 2003 da Lupetti. Notevole per almeno due motivi. Il primo: riesce a coniugare in modo brillante il giallo e l’ironia, i delitti e l’umorismo, le citazioni e la suspense. Il secondo: è capace di narrare, da uomo, in prima persona, una protagonista donna, vera e irresistibile. Lei è Viola Anhalt, studiosa del Settecento, che si trova coinvolta in un complicato intrigo internazionale, sulle tracce di un assassino (e delle memorie di Casanova). Pochi scrittori sono in grado di mixare con abilità tanti elementi diversi, mantenendo sempre alta la tensione, il livello di scrittura e il divertimento dei lettori.

A sintesi del tutto, vale una recensione trovata sul Web: «Giallo Viola è semplicemente splendido! Un romanzo che unisce storia, giallo, humour e amore in un mix unico e fantastico. Battute, situazioni, personaggi meravigliosi. Assolutamente da non perdere».

In molti, invece, all’epoca se lo sono perso, perché Giallo Viola (e, più in generale, Andrea) non ha avuto il successo che si sarebbe meritato. Per fortuna, è stato di recente ripubblicato e riproposto in edicola con la Repubblica e l’Espresso nella collana Passione Noir, insieme al seguito Viola nel Bordeaux.

Non ce lo perdiamo invece, all’epoca, almeno in due. Una, nel mio piccolo (anche se mi chiamo Ingrosso), sono io. Lettrice di gialli, appassionata di Agatha Christie e Cornell Woolrich, con un manoscritto nel cassetto. Divoro Giallo Viola, mando un’email ad Andrea, diventiamo amici.

La seconda, e il peso editoriale aumenta nettamente, è Juliane Roderer, agente letteraria tedesca con l’Italia nel cuore, che scopre il giallo di Andrea allo stand Lupetti del Salone di Torino. «Giallo Viola è una lettura sorprendente e stupenda: un plot vivace e veloce, ma mai superficiale, in cui i colpi di scena si mischiano con le vicende sentimentali di Viola. Personaggi eccentrici con fisime amabili, dialoghi all’altezza dei migliori sceneggiatori di commedie sofisticate e una scrittura divertente e intelligente» commenta oggi Juliane, che di Andrea è diventata amica e agente.

Nel frattempo, Ballarini continua a scrivere come copywriter, ma senza rinunciare al suo eclettismo. Tanto da fondare, all’interno dell’agenzia in cui lavora, BeaCafé, un caffè letterario in cui ogni martedì (per 150 martedì) accoglie un ospite e affronta un tema da un punto di vista insolito. Il 28 aprile del 2015 il tema è Teoria e pratica dell’andare a morire ammazzati (il titolo, geniale, è ovviamente suo) e l’ospite sono io. Un pomeriggio in cui a splendere è il sole dell’amicizia, del divertimento e dell’intelligenza (mentre fuori, invece, diluvia).

Andrea Ballarini e Lucia Tilde Ingrosso

Gli altri scritti

Nel frattempo, Andrea avvia una collaborazione con Il Foglio, per cui firma le rubriche Manuale di conversazione (indicazioni per trovare le parole giuste in ogni occasione, da cui poi deriva il libro Chi massaggia il manzo di Kobe? Manuale di conversazione per fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice) e Shottini (per parlare di libri senza doverli leggere, l’ultima puntata è dedicata al ricordo di Andrea Pinketts). E scrive libri umoristici: da Fenomenologia del cialtrone a Come difendersi dalla suocera… evitando condanne penali.

Di gialli veri e propri, Andrea non ne scrive altri, anche se questo elemento non manca in un’altra serie a sua firma, come spiega Juliane: «E poi ci sono i suoi romanzi storici. Qui il protagonista è Giacomo Crivelli, un giovane del Seicento, figlio di un alto funzionario pubblico nel Veneto, che scappa dall’esistenza borghese unendosi a un gruppo di commedianti itineranti. Un’interpretazione italiana di “Wilhelm Meister” di Goethe, con in più degli elementi d’avventura e giallo. Anche in questa serie, Andrea inserisce allusioni culturali senza appesantire la lettura, descrive situazioni comiche, rocambolesche, quasi slapstick, senza renderle banali o grossolane. Mostra senza vantarsi, ma en passant, tutta la sua cultura». Crivelli è protagonista dei libri editi da Del Vecchio Il trionfo dell’asino (2009), Il male degli ardenti (2012) e La memoria della tinca, che uscirà a breve. Postumo.

Il saluto

Postumo, sì, perché purtroppo nel frattempo Andrea ci ha lasciati. Se ne è andato da solo, a fine febbraio, nella casa da cui stava traslocando. “Tre traslochi equivalgono a un incendio” questa (profetica?) citazione di Benjamin Franklin è uno dei suoi ultimi interventi su Facebook. Se n’è andato, lasciando un vuoto immenso.

«Andrea la cultura non la possedeva, ma la cultura faceva parte di lui. Gentile, cortese, ironico, gentiluomo d’antan. Autore di bonmot spiritosi e aforismi arguti. Grande scrittore, compagnia divertente e interessante, amico empatico e prezioso» sintetizza Juliane.

Personalmente, ho avuto la fortuna di salutarlo a novembre 2018, a Roma. Ci siamo incontrati in una pasticceria francese. Abbiamo parlato di libri e di dolci. Lui poi ha partecipato a una mia presentazione, scattando le foto. «Ma non c’è neanche una foto di noi due!» ho osservato il giorno dopo. E lui: «Be’, certo, se il fotografo sono io». Poco importante: più delle immagini, contano i momenti passati insieme.

Martedì 14 maggio, abbiamo organizzato una riunione a casa mia con tanti amici di Andrea, a Milano. Una sorta di BeaCafé fuori sede e fuori tempo massimo. È stato bello e non si è (quasi) pianto. Amici vecchi e nuovi, ex fidanzate, colleghi, ammiratori… Ognuno ha raccontato aneddoti, ricordi, battute. Ognuno ha contribuito a comporre un puzzle, al quale mancano ancora un sacco di pezzi. Perché Andrea era proprio così, immenso e plurimo. Come solo i grandi uomini e i grandi artisti sanno essere.

Ringrazio La Bottega del Giallo, per aver ospitato questo ricordo di Andrea Ballarini: scrittore, pubblicitario, amico. Giallista sì, ma anche molto altro.