Il suo ultimo romanzo è uscito da neppure un mese ed è già un successo di pubblico e critica perché Federica De Paolis ama la scrittura in maniera viscerale e questo ai lettori arriva immediatamente e in maniera inconfutabile. In più in questo lavoro c’è anche la sua personale passione per il cinema e per l’incantata terra del Salento. L’abbiamo intervistata per i lettori de La Bottega del Giallo e ci siamo fatti raccontare molte cose interessanti, qui potete anche leggere la nostra recensione del suo romanzo.

Notturno salentino è costruito quasi come un film dove il lettore si immerge nella trama come uno spettatore in una sala cinematografica. Cosa l’ha ispirata a questa scrittura e a questi affascinanti echi da noir americano?

Sono appassionata dalla nera, come si dice in gergo: penso che le storie di cronaca siano il riflesso della società, lo specchio angoscioso del paese. E sono affascinata dal cinema noir americano, ho un’intera collezione di DVD, di cui mi sono nutrita per anni. C’è un film in particolare che mi ha ispirata, si chiama The Lady Vanishes, di Alfred Hitchcock nel 1938, di cui poi è stato fatto un remake diretto da Anthony Page. Da qui, è nata l’idea di far sparire completamente un personaggio funzionale alla storia. La dissolvenza di qualcuno è molto affascinante. È un lutto che non si può piangere ma incarna anche il sospetto feroce di un potenziale tradimento.

Parlando di Livia, di Cynthia e di Klara le sue protagoniste femminili non potrebbero essere più diverse l’una dall’altra eppure nel suo romanzo si finisce, inevitabilmente, a parteggiare per ognuna di loro, a tratti anche a immedesimarsi con il loro stato d’animo. È una sua scelta autoriale fare in modo che alla fine ne escano malamente sono gli uomini?

È la prima volta che uso un’io narrante femminile, ho scritto quattro libri prima di questo e ho usato prevalentemente una voce maschile, mi aiutava a prendere la giusta distanza da me stessa. Qui, questa miriade di donne, di età e anche culture diverse in un certo senso, rappresentano delle schegge di uno specchio intero, una sola donna con tutte le sue complessità, fragilità, paure ma anche scaltrezze. Però non penso che siano solo gli uomini ad uscirne male, ci sono molte figure femminili piene di contraddizioni, che agiscono in modo opaco, non lineare. Anzi, trovo il personaggio maschile principale, il compagno di Livia, Boris: un uomo esemplare.

Lei è romana eppure il suo romanzo è intimamente intriso di atmosfere, descrizioni, sapori e colori della Puglia da far innamorare anche chi in quei posti ci è nato e cresciuto. Come ci è riuscita?

Sono andata in Puglia a trent’anni la prima volta, è un luogo che mi ha incanta, al punto – dieci anni fa – di costruirci una casa. È un posto dal quale sono sopraffatta: soprattutto nello sguardo. Il Salento coinvolge tutti i sensi, per gli odori, la luce abbagliante, gli ulivi che sembrano esseri umani. Ne sono soggiogata e anche intimamente impaurita. Ed è per questo che ho cercato di raccontarla, sono attratta dai controluce.

Ha dichiarato più volte di avere una vera e propria passione per la scrittura, cosa che si evince chiaramente da ogni suo lavoro letterario, a tratti, però, leggendo i suoi gialli non si può fare a meno di notare anche una certa propensione alla psicologia umana, ai moti dell’animo che accompagnano tutti i suoi protagonisti come succede appunto a Livia in Notturno salentino, quanto di lei c’è allora nei suoi personaggi?

I miei libri partono sempre da dei personaggi reali, in questo senso il mio sguardo è sempre rivolto all’esterno: osservo, ascolto per poi cercare di dar vita a dei profili autentici. Tutto passa attraverso di me, tutto è filtrato dalla mia sensibilità. Nella fattispecie in questo libro, sono quasi totalmente identificata con la protagonista. Ho avuto due bambini come lei, ho la sua età e mi sono ritrovata ad aver a che fare con il mondo delle tate, donne di culture diverse, con sogni e bisogni completamente differenti dai miei; queste convivenze forzate mi hanno fatto riflettere, volevo raccontare anche i rapporti di potere, mutuo soccorso, fiducia e sospetto che si instaurano in queste situazioni. L’interazione culturale tra le donne, e questo l’ho già detto – il paradosso secondo il quale, affidiamo i nostri figlia a delle donne, che per sopravvivere hanno abbandonato i loro.

Sta già pensando al nuovo libro o per adesso si gode solo il successo di questo?

C’è una piccola storia di cronaca che mi ha solleticato, sono coinvolte due famiglie, e dei bambini. Ho letto un libro l’anno scorso che mi ha stregato, Ninna nanna di Leila Slimani, ha vinto il premio Goncourt. In quel romanzo aleggia un’atmosfera incredibile, come si respirasse un’aria plumbea e il tempo fosse rallentato dall’imponderabile. Ecco se riuscissi a trovare quella voce, la mia piccola storia di cronaca potrebbe diventare un buon libro.

Grazie a Federica De Paolis per il tempo concessoci.

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