Se si legge la sua biografia essere in soggezione davanti a lei è normale, direi giustificabile. Famosa giornalista spagnola, autrice del romanzo “Non sono un mostro” (ed. SEM) vincitore del Premio Primavera de Novela (vi segnalo che nel 2009 l’ha vinto Sepùlveda), grande successo di vendite in Spagna. Ma quando poi l’abbiamo incontrata in occasione di Bookcity, abbiamo chiacchierato come si parla con un’amica e la soggezione iniziale è sparita davanti alla sua semplicità. Comodi su un divano c’eravano noi e lei, Carme Chaparro.

PS. Ringraziamo Riccardo Cavallero per la traduzione simultanea.

Buongiorno Carme e grazie per il tempo che ci hai voluto dedicare. “Non sono un mostro” è il tuo primo romanzo. In Spagna sei una giornalista affermata, da dove nasce l’esigenza di scrivere un romanzo?

Io sono una giornalista televisiva, quando parlo il mio linguaggio è mirato e serve ad introdurre le immagini che verranno dopo. Un linguaggio visivo che ho anche adottato nella scrittura e questo linguaggio esce nel romanzo.

Mentre scrivevo, dopo 25 anni che faccio la giornalista e sono abituata a parlare della realtà, arrivata al terzo capitolo mi sono bloccata perché non riuscivo ancora a capacitarmi che quello che scrivevo era finzione e che quindi ero io padrona di quello che raccontavo e non avevo bisogno di un confronto con la realtà.

Il giornalismo ha un linguaggio diverso da quello della narrativa, qual è stata la più grossa difficoltà che hai avuto nella stesura di “Non sono un mostro”?

Ho usato un linguaggio giornalistico, legato al mio lavoro. Oltre al lavoro in televisione, scrivo regolarmente ho una rubrica settimanale su “Io Donna” (Ndr. la rivista spagnola) che è un supplemento de “El Mundo”. Una delle riviste più vendute in Spagna. Quindi nel narrare ero abituata, la grossa difficoltà che ho trovato invece è stato nei dialoghi, che sono costruzioni che io non uso normalmente. Dare normalità ai dialoghi è stata la cosa più divertente e nuova per me.

Entrando nel romanzo, quanto c’è di te? Ricordiamo che una protagonista è una giornalista, e quelli che scompaiono sono bambini, e tu sei sia giornalista che madre.

Quando ho scritto il romanzo mia figlia aveva quattro anni, come il bambino del romanzo.  Ho voluto attribuire ai personaggi una realtà anche per avere un confronto con i sentimenti del mio romanzo. Da giornalista sono abituata a raccontare in maniera tecnica le notizie, mi serviva un aggancio reale per dare empatia al romanzo.

Per entrare più nella realtà, e quindi nel mio territorio, in casa facevo delle vere e proprie prove. All’inizio del romanzo, c’è un incidente ed io, per capire e descrivere meglio la dinamica, ho spostato i divani in casa per simulare l’auto e provare i movimenti e le sensazioni che si hanno in quella determinata situazione. Volevo essere coinvolta, ma il coinvolgimento è stato tale che a metà del romanzo, io sono stata male per quello che succedeva sulla carta, soffrivo.

Un giorno andai a pranzo con una mia amica che è una famosa attrice spagnola e le ho spiegato quello che mi stava succedendo e lei mi ha detto che quello che stavo vivendo, loro attori lo vivevano spesso. Mi stavo caricando delle emozioni dei miei personaggi. Allora mi sono fermata 2 settimana e poi ho ripreso e tutto ha ricominciato a scorrere. Ma la cosa buffa è che tutti quelli che leggono il romanzo si accorgono di quella mia pausa e lo notano attraverso un cambio di ritmo.

Rappresenti una delle più grandi paure dei genitori, vedere il proprio figlio sparire. Fin dall’antichità i mali della società venivano raccontati con la tragedia della famiglia, da dove nasce l’idea di questo romanzo?

Dal finale. Stavo tornando a casa dal telegiornale ed avevo appena dato una notizia (NdR che verrà confidata solo a chi leggerà il romanzo) ed ho cominciato a riflette su quello che avevo detto. Ma soprattutto quello che sarebbe successo, e così ho scritto gli ultimi due capitoli, e da lì è partito tutto il romanzo.

La cosa buffa è stata che io sapevo dove volevo arrivare ma non sapevo come arrivarci. Ho cominciato a scrivere l’inizio e tutto mi è apparso nero su bianco e sono stata travolta come un fiume in piena. Come una bottiglia di champagne alla quale si toglie il tappo.

Don Chisciotte e Sancho Panza, la coppia della letteratura spagnola e non solo. Anche nel tuo romanzo ci sono due protagoniste, una poliziotta e una giornalista. Come interagiscono caratterialmente nel romanzo?

La poliziotta era naturale che ci fosse, c’è un crimine, mi serviva qualcuno che investigasse. La giornalista viene dalla mia esperienza professionale che volevo raccontare al lettore, raccontare le pressioni che viviamo, come si arriva alla notizia e come la si pone al telespettatore. Una stessa notizia può avere un rilievo nazionale o meno, tutto sta in come tu le comunichi.

“Strange Things”, “Ritratto di famiglia con errore”, il tuo romanzo. I bambini sono i protagonisti, come mai questa scelta in questo momento ?

In realtà in questo romanzo i bambini non sono i protagonisti, ma lo sono gli adulti che ci girano intorno. Dopo di che la natura ci ha dato un meccanismo che ci porta a proteggere i nostri figli. E loro rappresentano il successo della nostra specie. Ma i bambini rappresentano un’innocenza da preservare, uno sguardo nel futuro…

Sì, rappresentano l’innocenza ma anche le nostre paure. La paura più grande che possiamo avere è quella della morte di un figlio, tu puoi aver paura di morire, che possano morire i tuoi genitori, il tuo coniuge … ma la più grande paura è la morte di un figlio.

In italiano se ti muore il marito diventi vedovo, se ti muoiono i genitori diventi orfano, ma se ti muore un figlio non c’è un termine per definirti, come se si volesse proteggerci linguisticamente dal più grande dolore.

In Spagna c’è una parola che sta coniando un’associazione di padri ai quali sono morti i figli, e stanno cercando di farla entrare nel dizionario, adesso non me la ricordo ma dopo ti scrivo e te la dico. (Ndr. Carme mi manda la parola che durante l’intervista non le veniva in mente: huérfilio – Orfano di figlio).

Fine prima parte …

Vi diamo appuntamento fra 7 giorni per la seconda parte dell’intervista a Carme Chaparro, dove si racconta, dove ci parlerà della situazione attuale in Spagna, del suo lavoro e di tante altre cose. Stay tuned.

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