I lettori di D di Donna de La Repubblica la conoscono come Elasti, una rubrica piena d’ironia che ci parla del mondo delle donne, famiglia e figli. Ma Claudia De Lillo non è solo questo, oltre essere la creatrice del sito Nonsolomamma, è anche una bravissima scrittrice che si è cimentata, con ottimi risultati, nel genere giallo con il suo ultimo romanzo Nina sente (ed. Mondadori). Abbiamo avuto il piacere d’intervistarla e farvela conoscere un po’ di più.

Claudia Nina sente pur con tutta la sua dose di suspense e di trepidazione non può essere considerato il giallo “classico” a cui ci hanno abituati altri autori. Non ha avuto paura a cimentarsi con qualcosa che fosse anche così incredibilmente incentrato sul sociale e sulla psicologia delle persone?

Nina sente è stato per me un esperimento. Volevo cimentarmi in un genere che mi fosse estraneo e con personaggi e ambientazione lontani da me e dalla scrittura autobiografica a cui ero legata. Il giallo, seppur non tradizionale, mi è servito proprio per raccontare alcuni aspetti della società e delle persone che mi stavano a cuore: i nuovi lavori, la cosiddetta gig economy, la finanza, i rapporti umani. Dopo qualche mese di studio e preparazione, la stesura della storia è venuta facile e immediata, come se i pezzetti fossero già lì, pronti per unirsi, come in un puzzle. Ci sono stati momenti di difficoltà negli snodi della storia ma ha prevalso sempre il divertimento.

Lei è passata con grande agevolezza dal campo dell’economia e della finanza ai temi legati alle donne, alla famiglia e ai figli, tutti argomenti che si ritrovano mescolati alla perfezione nel suo ultimo romanzo. Da dove è partita per la stesura e quanto tempo ha impiegato a lavorare su un romanzo così eclettico?

Sono partita da varie angolazioni. Volevo che la storia si muovesse nella finanza perché è un ambiente che conosco bene, avendoci lavorato per vent’anni come giornalista economica e che si presta e mille declinazioni umane e sociali. Così ho creato Banca Sempre, un istituto veneto con sede a Milano. Volevo parlare di un ambiente di lavoro che viene colpito da un evento traumatico che scardina gli equilibri tra i dipendenti e ho scelto un’offerta ostile da parte di una banca cinese. Volevo parlare di una tragedia vicina alla protagonista e tempo fa ero stata molto colpita dalla morte misteriosa di David Rossi del Monte dei Paschi di Siena. E infine cercavo una protagonista forte e vivida ma anche contraddittoria, fragile, a tratti esasperante e con un superpotere. Così è nata Nina. Dalle prime ricerche alla parola fine sulla pagina sono passati circa otto, nove mesi.

I personaggi maschili di Nina sente sono tutti abbastanza biasimabili perfino il personaggio di Guido che finisce poi con l’essere vittima egli stesso. Non le sembra, a tratti, di penalizzare eccessivamente gli uomini nei suoi scritti?

Non è una questione di genere biasimabile, è una questione di ambiente. La finanza è un ambiente ostile alle donne, in cui il denaro e l’interesse individuale sono il principale motore dell’azione. Poiché è un mondo maschile e, almeno nel mio libro, torbido, i “cattivi” di quell’ambiente sono uomini. Ma ci sono alcune figure maschili estremamente positive intorno a Nina: il padre, il meccanico Marietto, i ragazzi della palestra di boxe, il fratello… Non mi pare che gli uomini vengano trattati male. Forse viene trattata male la finanza.

Parliamo del personaggio di Elasti che ha ricevuto anche una onorificenza al Merito della Repubblica, perché questa esigenza di crearlo?

Elasti è nata in un momento della mia vita in cui ero schiacciata tra il ruolo di madre di due figli molto piccoli (che poi sono diventati tre) e quello di professionista che non voleva rinunciare a una vita lavorativa soddisfacente. Ero perennemente lacerata da questi due poli apparentemente inconciliabili. Così ho deciso di raccontare le contraddizioni che vivono spesso le donne che cercano, con alterni risultati, di tenere tutti i pezzi insieme. Elasti ha avuto molta fortuna, così tanta che, oltre a ricevere un’onorificenza, mi ha consentito, negli anni, di abbandonare il giornalismo finanziario e trovare un posto nel mondo del lavoro in cui stare più comoda e più felice.

Se dovesse scegliere una sola frase che rappresenta tutto il suo ultimo romanzo quale sceglierebbe e perché?

Sceglierei questa, stralciata da un dialogo del libro: «Colpevoli, innocenti, lei crede che sia così facile separare il mondo a metà? Crede che veramente esistano gli innocenti?… L’umanità si divide soltanto tra chi vince e chi perde».
Perché riassume l’idea che chiunque, messo nelle giuste condizioni, può compiere atti sublimi o atroci. E perché interpreta una visione del mondo da cui bisogna stare in guardia e di cui Nina è vittima.

Grazie a Claudia De Lillo per il tempo concessoci. Qui potete trovare la nostra recensione del suo ultimo romanzo. 

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